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Esclusivo: intervista ad Andrea Atzeni


Esclusivo: intervista ad Andrea Atzeni
27/01/2017

"Gigi Bruschelli mi ha insegnato molto".

La Voce del Palio è lieta di annunciare una grande esclusiva: siamo riusciti infatti ad intervistare Andrea Atzeni, uno dei migliori jockey del mondo e astro nascente dell'ippica italiana. Classe 1991, originario di Nurri (Sardegna), vanta numerose vittorie in tutti gli ippodromi del mondo (tra cui i prestigiosi St. Leger di Doncaster e il King George di Ascott) e ha un passato a Siena alla scuderia di Luigi Bruschelli detto Trecciolino. Un ragazzo umile che si è raccontato ai nostri microfoni spaziando dal suo passato a Siena fino al suo rapporto con Lanfranco Dettori.

 

Come nasce la tua passione per i cavalli?

"Ce l'ho sempre avuta fin da quando ero piccolo, già quando avevo 6 anni ho chiesto a mio padre di comprarmi un cavallo. La mia famiglia non è legata al mondo dei cavalli: mia madre è infermiera mentre mio padre fa l'allevatore ma non ha mai avuto dei cavalli. Quando avevo 10 anni, poi, mio padre mi comprò il mio primo pony".

 

Il tuo avvicinamento a Siena come è avvenuto?

"E' stato grazie a Giovanni (Atzeni n.d.r) che è mio cugino di terzo grado. Io montavo da suo padre a Nurri dove teneva i cavalli per fare i Palii in Sardegna. Tramite Giovanni, quando avevo 14 anni, sono venuto con mio padre a Siena a vedere il Palio. Sarei dovuto rimanere solo pochi giorni poi andai a trovare Gigi Bruschelli che mi disse che se avessi voluto sarei potuto rimanere lì da lui. Io accettai e sono rimasto da lui per circa 8-9 mesi: tu pensa che avevo portato la valigia piccola per stare solo pochi giorni".

 

In occasione delle Prove di Addestramento Mattutine del Palio del 16 agosto 2005 tu hai fatto l'unica apparizione in Piazza del Campo quando avevi appena 14 anni

"Sì, fu un'emozione unica, mi ricordo che durante la notte piovve tantissimo e non sapevamo se le prove sarebbero state effettuate, addirittura sembrava che le volessero cancellare. Noi eravamo lì ad aspettare e io ovviamente speravo che venissero fatte. Furono poi fatte più tardi. Montai Desmon, che in quel Palio fu montato da Giovanni nella Civetta: era un cavallo molto bravo e gestibile. Feci 2-3 giri, fu una grande emozione stare nell'Entrone e poi montare a cavallo".

 

Dopo l'esperienza alla scuderia di Trecciolino è poi arrivata un'altra chiamata...

“Sì, in realtà avevo già una mezza parola con i fratelli Botti per andare a Milano: eravamo d'accordo che sarei andato da loro al compimento dei 15 anni perché loro non ti potevano assumere se avevi meno di 15 anni. Quando ero da Bruschelli ero molto giovane e troppo leggero per montare il Palio, per fare anche qualche prova o correre nei Palii avrei dovuto aspettare di compiere 18 anni. A me il Palio è sempre piaciuto, magari se fossi arrivato a Siena all'età di 17-18 anni sarei anche potuto rimanere ma non mi andava di aspettare 4 anni. Gigi mi ha sempre detto che se avessi voluto sarei potuto rimanere da lui. In quel periodo mi interessava fare il fantino in piano, Botti mi stava aspettando a Milano e quindi quando ho compiuto 15 anni (nel 2006 n.d.r.) sono andato subito a Milano.”

 

Dopo Milano arriva la chiamata dall'Inghilterra...

“Sì, io sono andato a Milano a giugno del 2006, una sera ero a scuderia a pulire i cavalli, arrivò Alessandro Botti e mi chiese se mi poteva interessare andare in Inghilterra da suo fratello Marco che nel frattempo stava iniziando a vincere qualcosa corsa lì. Io ho subito accettato e dopo una settimana Giuseppe Botti è arrivato con i biglietti aerei. Chiamai mia mamma dicendogli che stavo andando in Inghilterra; lei mi rispose “ma è lontano” però alla fine essere a Milano o in Inghilterra cambiava poco, ero sempre lontano da casa. Quindi decisi di partire: era il settembre del 2006.

 

Come è stato l'impatto con la realtà inglese?

“All'inizio non è stato facile, non parlavo l'inglese in più ero molto giovane, era tutto nuovo per me. L'unica cosa era che lavoravo con Marco Botti che è italiano, con lui ovviamente mi capivo bene poi c'erano altri ragazzi italiani che lavoravano lì che mi hanno dato una mano. I primi due anni con la lingua inglese facevo veramente molta fatica”.

 

Come si svolge la tua giornata tipo in Inghilterra?

“In genere mi alzo verso le 5,30-6. Prendo la macchina e vado direttamente ai galoppi dove ci sono le piste a Newmarket, il mio allenatore mi dà un orario, io mi presento e inizio a montare i cavalli: in genere ne monto 3-4. Torno a casa e in genere faccio un'ora di tapirulan, mi cambio e l'autista mi porta alle corse. Giriamo molti ippodromi, a volte ad esempio andiamo ad un ippodromo nel pomeriggio e ad un altro la sera.

 

Tra le tante tue vittorie in carriera quale è quella che ricordi con più piacere?

“Ogni corsa ha la sua storia, ti posso dire che sicuramente vincere il King George (nel 2015 n.d.r) è stata una grande emozione. In quell'occasione montavo Postponed e ho battuto anche Lanfranco Dettori. Il King George è una corsa storica ed è molto importante poi battere Lanfranco, che è considerato il miglior fantino del mondo, è stato bellissimo. Anche quando ho vinto il mio primo Gruppo 1 a Roma è stato bello, così come quando ho vinto il primo Gruppo 1 in Inghilterra. Ti posso anche dire il Derby Italiano vinto davanti ai miei genitori ma il King George è stato il mio successo più importante.

 

Quante corse hai vinto in totale nella tua carriera sino ad oggi?

“Solo in Inghilterra circa 700 poi però ho montato anche a Dubai, in Giappone e in Italia e ho vinto anche lì quindi non ti saprei dire una cifra precisa”.

 

Tu hai montato con i migliori fantini del mondo, mi vengono in mente ad esempio Lanfranco Dettori e Ryan Moore: che rapporti hai con loro?

“Ho un bellissimo rapporto con tutti, con Lanfranco Dettori siamo molto amici e ci sentiamo spesso: siamo colleghi ma tra noi è nata anche una bella amicizia. Anche con Ryan ho un bellissimo rapporto: ci monto sempre e spesso siamo stati all'estero insieme. E' bello conoscere fantini da tutto il mondo. A Dubai ad esempio ci sono molti stranieri e anche nel periodo di Ascott vengono i giapponesi, i francesi, gli americani”.

 

Possiamo dire però che la scuola italiana di fantini è sempre molto competitiva...

“Sì certo, gli italiani ovunque vadano vincono molto, sia i fantini che gli allenatori: penso ad esempio ai fratelli Demuro e a Umberto Rispoli.”

 

Con Siena sei rimasto in contatto?

“Sì, nei giorni scorsi sono stato a Siena da Gigi, anche con Giovanni ci sentiamo spesso, a Siena ho tanti amici. Ci sono stato bene e ci torno sempre volentieri anche perché è una bellissima Città. Per me tutto è iniziato da lì poi devo dire che la scuola di Gigi Bruschelli mi è servita molto: lui ti insegna tantissimo e ti fa vedere come si lavora, 14 Palii non si vincono per caso”.

 

Togliendo Giovanni Atzeni e Gigi Bruschelli, ci sono altri fantini che montano in Piazza del Campo che ti piacciono?

“Mi piace molto Jonatan Bartoletti, è un ragazzo con tanta grinta. Mi piacciono molto anche Andrea Mari e Giuseppe Zedde con cui sono anche amico. Poi ti dico la verità: i ragazzi nuovi li conosco poco, ti posso dire che vedo bene Enrico Bruschelli, che ha sempre montato fin da quando era ragazzino”.

 

Parlando invece dei cavalli, ce n'è uno che ti piacerebbe montare se ne avessi la possibilità?

“Li conosco poco però ti dico che mi piacerebbe montare Preziosa Penelope”.

 

C'è qualche possibilità in futuro di poterti rivedere in Piazza del Campo?

“Sinceramente per come mi stanno andando le cose ora è molto difficile, purtroppo spesso non riesco nemmeno a venire a vederlo il Palio. Nella vita non si sa mai ma al momento sto bene dove sono”.

 

Francesco Zanibelli

Foto: profilo Facebook Andrea Atzeni



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