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L'Arte del Palio: Il Drappellone del 2 luglio 1975


L'Arte del Palio: Il Drappellone del 2 luglio 1975
18/05/2020

Dipinto dal giapponese Sho Chiba.

Settimo appuntamento con la nostra rubrica "L'Arte del Palio" a cura di Nicola Nunziati che ogni lunedì analizza un Drappellone da lui scelto. Oggi è la volta del Drappellone del 2 luglio 1975 dipinto da Sho Chiba e che fu vinto dalla Contrada Sovrana dell'Istrice con Silvano Bietolini detto Ragno e Rimini.

 

L'Analisi pittorica

Sho Chiba, pittore Giapponese, nasce nel 1926 a Iwate. Dopo aver ultimato gli studi presso l'Accademia di Belle Arti “Musashino” di Tokio, si trasferisce con la moglie Ikuyo a Siena nel 1958, dove nel '59 avrà la sua prima, fortunatissima personale prima di cominciare un lungo girovagare nello stivale, tra Milano e Roma con incarichi dirigenziali dell'Associazione Italia-Giappone.

La sua arte è condivisa a livello globale con esposizioni a Parigi, Roma, Tokyo, San Francisco.  Le su opere fanno parte di collezioni private e prestigiosi musei ed è riconosciuto come uno dei piu' grandi pittori orientali contemporanei.

Artista poliedrico, autore di tele, vetrate, ceramiche e serigrafie, oltre ad una raccolta poetica intitolata “ZERO” , il maestro collabora con i maggiori artisti del suo tempo, riconoscendogli quel connubio tra arte orientale e rivisitazione della cultura pittorica occidentale, sintesi di scelte cromatiche e ideografia dei segni, inserita in contesti appartenenti alla esperienza Europea.

Nel 1973 Chiba torna a Siena presso una mostra presso la loggia della Fonte Gaia, firma la realizzazione delle vetrate presso la Chiesa di Vico Alto. Sempre nel 1975 viene proclamato cittadino onorario dal Comune di Siena e, sempre nel '75 viene incaricato di dipingere il Drappellone per la Carriera del 2 Luglio. Sarà il primo straniero nella storia del Palio, cui seguiranno altri (attualmente sono 16) ad avere questo incarico

Un Drappellone molto significativo, mai come adesso attuale, per capire quella unione di culture diverse, che dovrebbero avvicinare le persone anziché allontanarle, tema alquanto scottante. L'arte come anello di congiunzione tra popoli distanti e religioni diverse, che trova spazio nel Palio, radicato nelle proprie ideologie, custode (giustamente) geloso che apre le porte per la prima volta ad un artista straniero e che che finemente ci racconta la sua visione, rendendoci partecipi di uno stravolgimento talmente incredibile, quanto emozionante.

Il cambiamento suscita sempre scalpore e timori per paura di incomprensioni. La pittura di Chiba dipinge la Madonna con vesti orientali da Pietà buddista, eppure la sensazione è la medesima con il suo candore, fatto di tratti sottili, incarnato perlato si staglia su di uno sfondo rosso bruciato, come quella terra che circonda le cinta murarie e accoglie contradaioli e turisti, perché se Palio è cultura e arte, non possono esistere confini, se non quelli strettamente rionali.

La figura femminile, composta, interamente raffigurata, ha le mani giunte, in atto di preghiera, vestita di bianco con verdi, azzurre e oro, lo stesso della grande aureola che la circonda, attorniata da una grande nuvola combinata tra le vesti, abbraccia la Madonna dal basso verso l'alto come espressione celestiale. Sopra di lei è raffigurato l'uccello del paradiso in volo.

Animale dal forte simbolismo celeste, caratterizzato dal suo piumaggio splendido, approdò in Europa nel 1500, ancora una volta il voler rimarcare il connubio tra oriente e occidente. L'uccello del Paradiso è uno spirito dell'aria, amante delle campagne sconfinate, paragonato alla Fenice, che risorge dalle proprie ceneri. Era detto uccello della fortuna: solo esser sfiorati dalla sua ombra, avrebbe propiziato la sorte. Lassay ( storico, archeologo simbolista 1871-1946) lo paragonò al Cristo risorto e allo spirito Santo che feconda le acque primordiali che con il suo volo instancabile rappresenta il simbolo della forza interiore e dell'anima contemplativa che si mantiene al di sopra delle passioni terrene.

Nella parte inferiore del drappo, una città raccontata con pochi tratti ma significativi, dettati da un lampo, una pennellata veloce, bianca, un bagliore. Il sole che tramonta sulla cupola, sulla Torre del Mangia: gli stessi segni che delineano la conchiglia di Piazza del Campo dove un cavallo solitario color oro, primeggia con le zampe che poggiano sugli stemmi comunali. L'animale sembra aver terminato la sua corsa, china il capo e ci rivolge uno sguardo languido e tenero, consapevole del meritato onore che gli verrà conseguito.

Tutte le contrade si dispongono nella parte destra del Cencio, seguendo la nuvola bianca: una ascensione e allo stesso tempo una raffigurazione delle contrade impegnate nella corsa tra le impegnative curve di San Martino e del Casato.

Un Palio estremamente denso di significati, simboli e impossibile da interpretare al primo impatto visivo. Un invito a voler comprendere gli altri e noi stessi attraverso le diversità, un'opera costruita attraverso uno studio intrinseco di tante culture, quella Europea, Orientale, Senese, Contradaiola, senza dimenticare l'aspetto religioso e sacrale.

 

La corsa

Il lotto dei cavalli presenta molto incognite. Panezio non viene portato alla Tratta, l'unico cavallo ad aver già vinto è Orbello che viene assegnato all'Oca. I cavalli più esperti sono Pitagora (Aquila) e Ringo (Drago). Sono presenti due cavalli che saranno grandi protagonisti nei Palii a seguire: Quebel (Onda) e Rimini (Istrice). Due soli esordienti: Urbano (Bruco) e la purosangue Lucianella (Pantera), cavalla di cui si parla molto bene.

La monta di Aceto nell'Oca è scontata, l'Aquila si affida a Bazza mentre il Drago punta su Canapetta, al suo ultimo Palio. L'Onda conferma Ercolino mentre l'Istrice, dopo due prove con Capretto, si affida a Ragno, fantino che aveva esordito nell'agosto dell'anno precedente proprio con Rimini nella Pantera. La Pantera sulla promettente Lucianella si affida a Morino IV, assente in Piazza del Campo da 4 anni. Segnaliamo anche l'ultima apparizione in Piazza del Campo di Tristezza che monta Rio Marin nella Lupa.

Di rincorsa c'è il Bruco con Canapino e Urbano e, quando entra, partono bene l'Oca, l'Istrice e il Drago. Al primo San Martino gira primo l'Istrice, seguito da Oca e Drago. Al Casato è il Drago a guadagnare la prima posizione con Canapetta e Ringo, seguito dall'Istrice e dall'Aquila dall'esterno mentre la favorita Oca con Aceto e Orbello perde posizioni.

Al secondo San Martino è di nuovo l'Istrice a guadagnare la testa, il Drago perde posizioni mentre viene forte dalle retrovie la Pantera con Morino IV e la purosangue Lucianella. All'altezza della Mossa la Pantera guadagna la testa ma al terzo San Martino Lucianella va a dritto facendo svanire le possibilità di vittoria panterine. L'Istrice guadagna nuovamente la testa, seguita dalla Civetta con Liscio e Rucola che rinviene molto forte; più distanziata al terzo posto la Lupa con Tristezza e Rio Marin.

L'accoppiata di Camollia riesce a mantenere la testa e va a vincere quel Palio con Ragno e Rimini, entrambi al primo successo in Piazza del Campo. La vittoria per l'Istrice mancava dal Palio Straordinario  del 17 settembre 1972. Il Capitano vittorioso è Paolo Nannini, con i mangini Emo Biliorsi e Ernesto Zazzeroni. Il Priore è Guido Jappini.

 

Nicola Nunziati, Francesco Zanibelli



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