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I luoghi di origine dei fantini: Empoli


I luoghi di origine dei fantini: Empoli
04/06/2020

Il più famoso fu Luigi Menghetti detto Piaccina.

Sul finire del 700 arrivò a Siena proveniente da Empoli una folta schiera di fantini guidata da Luigi Menghetti detto “Piaccina” che iniziò la sua lunga e gloriosa carriera il 16 agosto 1787.
Dopo una lunga assenza Piaccina tornò in piazza il 2 luglio 1795 e vinse il suo primo Palio dominando per tre giri nel Leocorno, negli anni successivi, pur correndo con ottima continuità, il fantino empolese rimase all’asciutto e per la seconda vittoria attese ben undici anni.

Il 2 luglio 1806 Piaccina vinse nel Montone, lottando con Caino nel Nicchio, dopo una carriera per l’epoca anomala con tante cadute e soprattutto poche nerbate.
Pur essendo spesso tra i protagonisti Piaccina confermò la sua discontinuità ma nell’agosto 1811, alla soglia dei cinquant’anni, aprì la sua seconda giovinezza ed il ciclo d’oro con la Civetta.

La carrellata di vittorie per il Castellare cominciò nell’agosto 1811, dopo una carriera molto lottata e spettacolare e proseguì con i trionfi del luglio 1812, a seguito di una corsa d’attesa culminata con l’ostacolo decisivo tra Vecchia e Caino all’ultimo Casato e del luglio 1813 , dominio assoluto dopo una mossa tormentata e contestata.

Il periodo d’oro ebbe la sua puntuale conferma con la vittoria nel Bruco del luglio 1814 quando Piaccina superò all’ultimo San Martino il Nicchio che fino ad allora aveva dominato con Vecchia, uno dei rivali più accaniti del vecchio fantino di Empoli, col quale vi erano stati scontri senza esclusione di colpi già nell’agosto 1800 e nel luglio 1810.

Le frequenti vittorie ravvicinate e la riconosciuta scarsa propensione a dividere i guadagni resero Piaccina inviso a molti colleghi come questi stralci di cronaca, presi in ordine sparso, confermano: “…tutti i fantini erano contro Piaccina, perché il due luglio aveva vinto il Palio e non aveva voluto dar nulla ad alcuno…” ed ancora “…subito dopo la mossa Piaccina fu aggredito da Serafino, fratello di Vecchia e da Brandino e fu buttato giù da cavallo…”

Nonostante ciò Piaccina riuscì a conquistare la sua settima vittoria nell’agosto 1818 per il Leocorno dopo una carriera aspramente contesa con Caino nel Nicchio e Ferrino maggiore nella Tartuca.

L’età avanzata non impedì a Piaccina di proseguire la sua lunga carriera lottando sempre con fantini di gran lunga più giovani e l’ottava ed ultima vittoria del luglio 1826 sintetizza alla perfezione questa situazione.

A sessantaquattro anni suonati Piaccina fu montato nel Bruco e durante le fasi della mossa cadde alla mossa, il Palio sembrava compromesso ma l’empolese non si perse d’animo, in fretta e furia sostituì la briglia rotta con un trecciolo delle sue scarpe e si lanciò all’inseguimento disperato di Ciccciolesso nel Nicchio e Brandino nell’Onda superati alla grande all’ultimo Casato, una vittoria entrata nella leggenda anche per un ex voto donato dallo stesso fantino alla contrada vittoriosa in cui viene ritratta la caduta al canape.

Tornato in auge Piaccina sfiorò la vittoria anche l’anno dopo quando, correndo nell’Istrice, fu letteralmente placcato mentre era in testa da uno spettatore, tale Mannajone macellaro, che per quel gesto fu incarcerato e condannato a risarcire il vecchio fantino.

Piaccina corse il Palio fino al luglio 1831, a quasi settant’anni chiuse la sua carriera con otto vittorie ottenute in sessantacinque partecipazioni spalmate in quarantacinque anni, record di longevità paliesca impossibile da battere.

Parallelamente alla carriera di Piaccina si sviluppò anche quella del fratello minore Angiolo detto “Biancalana” che però corse solo cinque volte senza vincere, stesso numero di partecipazioni del figlio Giuseppe detto “Giuseppetto” che però riuscì a conquistare la vittoria il 20 agosto 1804 per la Tartuca, rimontando a cavallo dopo una caduta al primo Casato.

Più lunga e ricca di soddisfazioni la carriera di Giuseppe Bini detto “Ciccina”, figlio di una sorella di Piaccina e Biancalana, la cui carriera si divise in due periodi distinti e separati, nella prima parte corse cinque volte dal 1794 al 1796 poi, dopo quasi diciotto anni di assenza, il ritorno e le quattro vittorie equamente divise tra Torre ed Aquila.

A fare le fortune di Ciccina, chiamato anche Tremamondo, fu senza dubbio un baio oscuro di Stanislao Pagliai, a cui vengono attribuite ben nove vittorie, con cui il Bini conquistò i suoi primi tre trionfi.

Nella fase più gloriosa della carriera Ciccina corse svariate volte anche col fratello minore detto “Belgrado” che però non riuscì mai a vincere nelle sue nove partecipazioni.

In quegli anni anche altri fantini empolesi corsero senza fortuna il Palio: Geremia, il figlio di Piaccina e Luigi Zanolla detto “Leggero”, l’unico di cui non sono stati trovati legami di parentela coi Menghetti, famiglia che avrebbe, secondo alcuni cronisti, portato altri due rappresentanti in piazza, i misteriosi Nipote di Piaccina e Compare di Piaccina, di cui però non si è trovato notizie certe relative alle loro partecipazioni.

Dopo alcuni decenni di assenza Empoli tornò ad essere rappresentata da Faustino Falcini detto “Romano” che corse nove volte dall’agosto 1865 al luglio 1881 senza mai vincere, di lui si ricordano i due brucianti secondi posti all’esordio nell’Onda e nell’agosto 1869 nella Giraffa ed una curiosa frase che gli venne attribuita: “E per cena c'ho l'arrosto…il Palio di luglio lo vinco d'agosto...”

Dopo due anni debuttò Francesco Galassi detto “Cecco” discendente diretto dei Menghetti, in quanto nipote del mitico Piaccina, la sua carriera fu lunga e sfortunata, quasi vent’anni in piazza senza mai vincere col rimpianto di due Palii persi malamente nel 1871.

Insieme a Cecco, nel luglio 1867, debuttò anche un altro empolese Pietro Lenzi detto “Gambino” la cui carriera fu meno lunga ma altrettanto incolore, destino comune a tutti gli altri fantini di Empoli che corsero fino agli inizi del 900.

Non andò meglio a Dante Rigoli detto “Nula” che, come Gambino, corse dieci volte limitandosi a vincere la Corsa di Consolazione, per la Selva, del Palio alla Romana del 1876.

Nel luglio 1878 fu il turno dell’ultimo discendente della dinastia Menghetti-Bini ovvero Egidio Bini detto “Filusella”, nipote di Belgrado, del quale si ricordano solo le dure squalifiche per ripetute scorrettezze alla mossa subite dopo i due primi Palii corsi.

Nel 1880 debuttarono due meteore Michele Noci detto “Bruscolo”, a luglio e Cesare Soldi detto “Soldino” ad agosto, del primo si ricorda solo il Palio del luglio 1881 quando, nella Giraffa sulla forte Pilata, che aveva vinto la carriera precedente nell’Aquila, non riuscì a portar fuori dall’Entrone il proprio barbero dovendo per questo astenersi dalla corsa.

Di scarso rilievo anche la breve esperienza iniziata nell’agosto 1897 e terminata il 9 settembre 1900, quattro presenze in tutto, di Ugo Dicomani detto “Ugo d’Empoli”.

L’ultimo empolese in piazza fu Giuseppe Noci detto “Beppino”, fratello minore di Bruscolo, che debuttò nella Pantera il 16 agosto 1881 e chiuse la sua carriera nell’agosto 1901, impiegato sovente in ruoli d’ostacolo solo nel luglio 1901, dopo il clamoroso tradimento di Fiammifero ai danni della Chiocciola, lottò per vincere il suo primo Palio ma fu sconfitto dal più forte Scansino nel Nicchio.

 

Roberto Filiani

Foto: www.ilpalio.org 



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