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Palio 2 luglio 2025: l'analisi pittorica del Drappellone di Riccardo Manganelli


Palio 2 luglio 2025: l'analisi pittorica del Drappellone di Riccardo Manganelli
26/06/2025

“La dedica del Palio è al centro del Cencio, la Pietra dell'accademia degli Intronati , nel suo cinquecentesimo anniversario viene sorretta delicatamente da due amorini”

Riccardo Manganelli nasce a Siena il 14 aprile 1967, nicchiaiolo, archivista di contrada, risultato il vincitore, tra 94 artisti, della selezione dei bozzetti presentati per dipingere il Drappellone del Palio di luglio.

Senese purosangue, tutta la famiglia ha un fortissimo legame con la città. Suo padre Giuliano Manganelli, architetto, scomparso nel 2020, è stato governatore vittorioso di Fontebranda.

Riccardo Manganelli ha uno stile personale che prende ispirazione da nomi quali Manara (gia’ autore di un bellissimo cencio), usando sia tecniche care al fumettista: acquerello, pastelli e caratterizzando i soggetti e illustrazioni con estrema precisione e nitidezza del segno.

Nel corso della sua carriera ha curato le illustrazioni di manifesti, periodici di alcune pubblicazioni dell’editoria senese, copertine di libri, stemmi di contrade, creando per la raccolta di figurine “Figuriamoci” gli stemmi in una chiave più moderna che probabilmente vedremo riproposte sulla seta per il Palio di Luglio,. Come accennato dal pittore sarà l’acrilico la tecnica utilizzata per il Drappellone.

Il Cencio si presenta con una monocromia che richiama subito la Terra di Siena e il tufo. Non stupisce sapere che l'artista ha usato una miscela di terra Amiatina, dandoci subito quella sensazione di Piazza, di polvere alzata dal galoppo frenetico dei barberi alla ricerca di una supremazia assoluta.

Un Palio che profuma d'antico, richiami di una tradizione, sia come stesura, nella sua verticalità, scelta dei colori, iconografia, le contrade hanno gli stemmi e bestiario classico. Un cencio che sembra già "usurato" dalla storia, reso q livello pittorico dallo sfondo, stralciato, come avviene dopo la vittoria, contradaioli festanti che agguantano l'ambito drappo di seta donandogli segni che rimarranno indelebili raccontando la gioia di una festa.

Ogni soggetto è realizzato come un intarso su tela, tecnicamente ben eseguito e ben leggibile da tutti con un ordine "ingegneristico" degno del suo autore, capace di fondere culture e sapienze molto diverse, unite dalla cultura e dalla sapienza di un ottimo artista.

In basso un cavallo scosso, giunto primo al bandierino, accolto dalle mani di un popolo che diventa tutt'uno con il suo assoluto protagonista, ritratto in questo caso senza fantino a voler rimarcare il grande amore verso il cavallo da parte di tutta Siena .Sopra il muso si erge trionfante la Torre del Mangia che sovrasta la Piazza del Campo e la Cappella di San Martino, visione bucolica, sospesa nel tempo, non ci sono persone, non ci sono bandiere e colori; tutto si fonde con i medesimi colori che contornano il cencio, un ciclo perenne, la terra di Siena si fonde con Siena stessa, le crine del cavallo e con l'incarnato della Madonna sovrastante.

La dedica del Palio è al centro del Cencio, la Pietra dell'accademia degli Intronati , nel suo cinquecentesimo anniversario viene sorretta delicatamente da due amorini, uno che rivolge il suo sguardo verso il basso osservatore di ciò che accade nella parte terrena, l'altro, a destra orientato verso il celeste e la Madonna di Provenzano, rappresentata nella sua più classica forma, unica che si contraddistingue con una veste bianco candido, puro, un volto languido e sereno che si proietta verso l'osservatore sovrastata da due putti che le porgono la corona sopra il capo; la figura della santa, imponente, anch'essa ha le medesime sfumature del tufo, rimarcando le radici con la città e le sue tradizioni secolari, figlia e madre di sè stessa.

Non ci sono richiami specifici nei colori e nelle forme alla contrade tanto care ai contradaioli che ricercano simboli nel cencio. Possiamo recuperarli nella numerologia: il 5, come le mani rappresentate, i 500 anni della dedica, l'anno della corsa che termina con 5, numero caro alla Contrada Sovrana dell'Istrice, inoltre presente alla quinta trifora di Palazzo Pubblico,. Un palio atteso per la contrada di Camollia, dopo la vittoria della rivale nell'Agosto scorso, ancora una volta presente sul tufo, ma questi sono solo fantasie che la mente gioca in previsione di una festa che va oltre l'immaginario e oltre il razionale,. Il Palio ha una magia che scombina qualsiasi previsione, costruzione, esattamente come la vita.

Viva il Palio, viva Siena

Nicola Nunziati



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