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Intervista a Marco Pagliai


Intervista a Marco Pagliai
14/03/2016

"Il mondo del Palio mi ha insegnato tanto".

La Voce del Palio ha intervistato Marco Pagliai, classe 1979 di San Marcello Pistoiese. Per lui tante Tratte a cavallo tra il 2004 e il 2007; ha iniziato alla scuderia di Trecciolino. L'intervista è divisa in due parti: in questa prima parte Marco ci ha parlato della sua esperienza in Piazza del Campo

Come ti sei avvicinato al mondo del Palio di Siena?
Da piccolo ho iniziato a avere il cavallo poi ho iniziato a tenere i cavalli da una persona che aveva i purosangue. Ho iniziato a montargli i cavalli e piano piano ho fatto anche qualche corsa di paese e ogni anno qualche corsa sempre più importante. Nel 2003 sono arrivato poi a correre ad Asti dove ho vinto il Paliotto per Baldichieri. Il giorno dopo di questa vittoria mi telefonò Gigi Bruschelli chiedendomi se avessi intenzione di provare con Siena e da lì è iniziato tutto.

Il tuo esordio in Piazza del Campo fu in occasione delle Prove di Notte e della Tratta del 2 luglio 2004 con Acquario: che ricordi hai?
Mi immaginavo di essere più intimorito ma grazie alla preparazione che ci fece fare Gigi, ero tranquillo e non rimasi impaurito dalla Piazza. Quell'anno in Provincia vinsi praticamente tutte le corse quindi ero sulla bocca di tutti, è stato un bel periodo.

Per la Tratta hai montato tanti cavalli che hanno corso poi il Palio come Et di Gallura, Dejanirah, Desmon e Dostoevsky: che cavalli erano?
Ti dico la verità: a me piacevano tutti quanti, quello più semplice e “comodo” da montare era Desmon. Et di Gallura mi piaceva da morire, l'avrei montata sempre perché era una cavallina veloce, ci persi un bel palio a Bientina all'ultima curva. Dejanirah aveva bisogno di un fantino che gli desse molta fiducia perché mi ricordo andava a cercare un po' i colonnini però era una bella cavalla. Di Dostoevsky, invece, mi ricordo poco però mi ricordo che era un bel cavallo. Di tutti i cavalli che ho montato non posso dire di aver montato dei cavalli difficoltosi. Quello più forte che io ho montato è stato Enrico Quarto.

Il 12 agosto 2005, in occasione delle Prove Notturne hai montato Desmon in coppia con un giovanissimo Andrea Atzeni: già allora si intravedevano le doti che lo avrebbero portato ad essere uno dei migliori fantini in circolazione?
Sì, più che altro lui ha sempre avuto una grande voglia di “arrivare”, ha fatto quella scelta di andare in Inghilterra e gli è andata bene. Indipendentemente dal talento che lui sicuramente ha, ha una forza di volontà fuori dal comune, non si stanca mai.

Che differenza c'era di qualità tra i cavalli che montavi te e quelli di adesso?
Non te lo saprei dire perché da quando ho smesso di montare non seguo molto però ti posso dire che c'erano dei personaggi come Massimo Coghe che erano e sono in grado di tirare fuori il meglio da ogni cavallo mentre vedevo che tanti cavalli di qualità non erano “valorizzati al meglio”.

Hai mai avuto contatti con qualche Contrada?
Sì, io poi ci speravo sempre di esordire. Ho avuto contatti con la Pantera e in particolare con la Selva.

Oltre alla vittoria ad Asti di cui mi hai già parlato, dove hai vinto negli altri Palii italiani?
Ho vinto a Feltre e il “Memorial Favari” a Legnano per San Magno.

Dopo che sei stato da Trecciolino in quali scuderie sei andato poi?
Sono stato da Francesco Ticci e da Bastiano: mi sono trovato bene da tutti e due, sono uomini di cavalli che mi hanno insegnato tanto.

Dopo l'ultima Tratta (13 agosto 2007 con Giocattolino n.d.r) come mai ti sei allontanato?
Arrivò un momento in cui mi resi conto che avevo perso un po' gli “stimoli”, mi sentivo preso in giro e allora decisi di dire basta e di intraprendere altre “strade”, sempre con i cavalli. Ogni anno il mio esordio sembrava vicino ma non si “sbloccava” mai niente.

Il mondo del Palio cosa ti ha lasciato come sensazioni?
Mi ha insegnato tanto e mi ha lasciato anche un po' di “amaro in bocca”. Mi è servito tanto perché mi ha dato la possibilità di stare a contatto con cavalli particolarmente sensibili e con persone che mi hanno insegnato tanto.

Francesco Zanibelli



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