Federico Donnini è all'ultimo anno del suo primo mandato.
Federico Donnini è il capitano della Ferruzza, la nonna del Palio di Fucecchio, una di quelle Contrade che il Palio "nuovo", quello con la tratta non lo ha mai vinto. Una Contrada grande, che aspetta qualcosa che le giovani generazioni non hanno mai vissuto e che gli adulti, dell'età di Federico hanno nei ricordi dell'infanzia.
Federico Donnini è all'ultimo anno del suo primo mandato, ha una avversaria Cappiano che si sta preparando ad un Palio di forte impatto e da subito fa una riflessione su quello che potrà essere uno degli sviluppi sia del Palio che sta per arrivare che del futuro della sua Contrada in base ai cambiamenti di regolamento sul l'atteggiamento al canape" purtroppo bisogna pensarci, e chi come me è a fine mandato ci deve pensare due volte tanto.
La prospettiva di lasciare una Contrada senza Palio l'anno successivo pesa e non poco. E conterà molto secondo me. Come conterà, cosa che fino ad adesso sembra essere sottovalutata, il fatto di correre in 11”.
E: sono bagagli che si aggiungono a un bagaglio già pesante come il tuo, come si alleggerisce questa situazione?
F: il mio è un bagaglio pesante vero. Fatto di tanti anni, troppi davvero. Quando parlo, la sera della vigilia e vedo questi ragazzi davanti a me che davvero non sanno cosa sia vincere la responsabilità è ancora più pesante.
Come ci si alleggerisce?Cercando appoggi sicuri fuori e dentro. Qui abbiamo una nemica tosta quanto noi, fare il Palio senza pensarci non è possibile, non nella mia ottica almeno.
E: dove si appoggia la Ferruzza?
F: in primis su se stessa, sul proprio orgoglio e su certe relazioni create negli anni oltre ovviamente ad un buon rapporto con altre contrade, una sorta di cerchio in cui ognuno di fare il meglio possibile per se si è vincenti ma ANCHE conciliare l’interesse delle altre.
Poi all'esterno Federico Donnini ha scelto come punto di riferimento Giovanni Atzeni.
Con Giovanni la Ferruzza è riuscita a mantenere un legame da tempo, seppur con una breve parentesi di qualche anno fa quando ha vestito la giubba della nostra rivale. Giovanni a prescindere è uno che non può non piacere e non dare sicurezza sulle sue doti tecniche poi c’è poco da dire, sono sotto gli occhi di tutti, . In più è un professionista che segna i suoi percorsi basandosi molto sui rapporti umani e su questa sua caratteristica è nato il nostro feeling
E: non sarà il tuo unico nome.
F: Io devo pensare alla mia Contrada e al tipo di Palio che valuteremo da farsi dopo l’assegnazione dei cavalli. Giovanni ha anche altre strade aperte, come è giusto che sia. Mi auguro che ci siano nuovamente le condizioni per vederlo col nostro giubbetto, ma la sorte dovrà venirci un po' incontro. Per il resto di nomi se ne potrebbero fare diversi ma devono comunque passare lo scalino della Provincia e la considerazione finale che ne faremo di preparazione e forma. Rispetto agli anni scorsi vedo fantini molto motivati e determinati sia nelle nuove leve sia tra qualche esperto che negli anni scorsi era sembrato un poco più appannato
E: nell’inverno, anzi forse già dal dopo palio del 2015 si era parlato molto di un accostamento Mereu –Ferruzza.
F: Hai fatto il nome di un fantino che stimo molto. Quest’anno le chiacchiere paliesche sono state un po' assorbite dal problema del ricorso al Tar della Torre, poi ogni tanto vuoi per dare un po' di pepe ad un inverno soporifero vuoi per interessi strategici di altre contrade veniva fuori qualche accostamento tra fantini e contrade. Ne abbiamo sentite diverse nelle ultime settimane. Simone avrà come merita la possibilità di scegliere la soluzione più giusta per lui.
E: il fantino ideale, pare una domanda scontata, puntando i fari su Giovanni Atzeni, uno che le caratteristiche vincenti le ha davvero tutte. Ma il tuo cavallo perfetto per la Buca, come’è? La sera dell’assegnazione, quale sarà l’ultima qualità che chiederai al tuo fortunello “portami il cavallo….”
F: che ti sorriderà ... Questo gli dirò .
E: quindi, facendo un riassunto avversaria pronta, lungo digiuno di entrambe, Giovanni Atzeni come punto di partenza della tua strategia e più che ci si avvicina al Palio anche pare sempre anche come punto di arrivo, un mandato a fine corsa, come lo vede il suo Palio il Capitano della Ferruzza?
F: ti dico come vorrei che fosse, come ho cercato di portarlo avanti fino ad ora. Tattica e anima.
Tattica: semplicità e chiarezza nei rapporti, consapevolezza, linearità nel modo di agire, profondo rispetto per chi ne fa una professione di questo gioco, profondo rispetto delle altre contrade, soprattutto di quelle con le quali c’è una visione simile nel modo di interpretare il Palio. Niente di diverso da come vivo la mia vita dalla sfera privata a quella professionale.
Ancor più importante è l’anima, la parte sentimentale, la fiamma che mi fa vivere con passione e fierezza il ruolo che ricopro. Ho vissuto fin da piccolo la Contrada, mio padre è stato dirigente per molti anni. Mi ha insegnato a voler bene ai nostri colori, a rispettarli e a difenderli, mettendo da parte i personalismi .Ho vissuto il Palio parallelamente alla mia vita e alla mia crescita come uomo dai tempi in cui invece di chiudere le monte si cercava di mettere i bastoni tra le ruote alle contrade sull’ingaggio dei cavalli all’ l’arrivo della tratta; è tanto cambiato il nostro Palio, ma sono cambiate anche le Contrade, il modo di viverle e di gestirle, e anche la Ferruzza si è mossa sulla strada della trasformazione, cercando sempre di far passare il messaggio che qui conta il Noi non l’Io.
I ragazzi,che sono vera anima della Contrada, interpretano al meglio questo nuovo modo di essere e vivere la Ferruzza . Hanno acquisito una maturità tale da saper gestire la Contrada sotto tutti i punti di vista. Sono una spinta enorme e una bellissima fonte a cui attingere fiducia. Ho bisogno di loro quanto dei miei più stretti collaboratori. I giovani sono quelli che suonano la carica, sanno come farlo e quando farlo. E’ da loro che può arrivare il valore aggiunto sotto l’aspetto della determinazione e dell’orgoglio. E’ vero siamo la nonna, ma una nonna in gran forma.
Eleonora Mainò
Foto: Alessio Pacini