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Roberto Filiani ci racconta il Cappotto della Contrada di Barbicone con lo stesso cavallo (Morello del Riccucci) e lo stesso fantino (Bonino).
Il cappotto della Lupa è stato il diciassettesimo della storia, il quarto ottenuto con lo stesso cavallo e lo stesso fantino.
La prima contrada a riuscire in tale impresa fu la Torre nel 1787 grazie ad Agostino Lippi detto “Groppasecca” su un sauro di proprietà del curato Francesco Nepi.
Prima della Lupa fu la Tartuca a conquistare il cappotto nel 1933 con Fernando Leoni detto “Ganascia” sul leggendario Folco.
Oggi raccontiamo l’impresa riuscita al Bruco nel 1842 grazie a Bonino figlio sul Morello del Riccucci, anche per l’importante novità regolamentare che scaturì dalla carriera di luglio.
Il Bruco reduce dai successi ravvicinati del 1836, 1837 e 1838 montò il diciassettenne, poco più che debuttante, Giuseppe Buoni detto “Bonino”, figlio del navigato e tre volte vittorioso Giovanni Buoni.
Il miglior cavallo toccò alla Torre che affidò le proprie speranze al Gobbo Saragiolo che all’epoca contava già dieci delle sue quindici vittorie complessive.
Durante la prima prova, che all’epoca veniva corsa a ridosso dell’assegnazione, un grave incidente cambiò in modo drastico il volto al Palio.
Il cavallo dell’Onda, lanciato a forte velocità verso la prima curva di San Martino, urtò violentemente un battente, lasciato improvvidamente spalancato, di una bottega di un calzolaio.
L’impatto fu tremendo e per il baio di Lazzaro Turillazzi non ci fu nulla da fare e l’Onda si presentò al Palio, come usava all’epoca, con un cavallo detto “da comparsa”.
Le altre contrade che correvano erano: l’Aquila con Baule, il Nicchio con Prete, la Selva con Bonino, la Torre col Gobbo Saragiolo, il Bruco con Bonino figlio, la Chiocciola con Saltatore, la Civetta con Partino maggiore, l’Oca con Campanino e la Tartuca con Betto.
Dalla mossa uscì prima, con buon margine, l’Oca con Campanino, il rivale più accanito del Gobbo Saragiolo, il quale a forze di nerbate provocò la caduta della Torre che era partita seconda.
Di questo duro ostacolo né approfitto il Bruco che, insieme alla Tartuca, si portò a ridosso dell’Oca con Bonino abile ad infilare Campanino, ormai involato verso la vittoria, al terzo Casato.
La morte del barbero dell’Onda provocò molte polemiche tanto che la contrada fu costretta a risarcire il proprietario con venti monete.
Questo grave episodio ebbe conseguenze immediate e per la prima volta, nel successivo Palio d’agosto, la prima prova venne corsa all’orario in uso ancora oggi, questo anche per dare più tempo alle contrade per trovare la monta più adeguata.
La sorte assegnò di nuovo il Morello del fabbro Riccucci al Bruco che si ripresentò tra i canapi col fido Bonino Figlio con la concreta speranza del cappotto.
La carriera fu pesantemente condizionata dalla pioggia e venne rinviato al giorno 17 con le seguenti contrade impegnate: il Valdimontone con Baule, l’Oca con Gigi Bestia, la Giraffa con Piccino, il Drago con Partino maggiore, l’Onda con Campanino, la Pantera con Bonino, il Leocorno con Ghiozzo, il Bruco con Bonino figlio, l’Istrice con Saltatore e la Civetta con Prete.
Il tufo reso viscido dalla pioggia provocò più di qualche caduta ma, nonostante ciò, la carriera fu molto combattuta con la Civetta che rimase in testa fino al secondo San Martino per poi essere superata prima dall’Onda e poi dal Bruco che con Bonino riuscì a precedere di poco, come a luglio, il deluso Campanino.
Il Bruco festeggiò il cappotto con una sontuosa cena organizzata nell’immediato dopo corsa ed il giorno seguente si tornò in piazza per l’ultimo Palio della storia corso con tutte le contrade ... cose d’altri tempi …
Roberto Filiani