¯ "Le rivalità estinte: Nicchio-Bruco" - La Voce delPalio
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Massimiliano Bruttini

Le rivalità estinte: Nicchio-Bruco


Le rivalità estinte: Nicchio-Bruco
25/01/2017

"Fu diretta conseguenza della complicata rete di rapporti fra contrade che si venne a creare in seguito agli scontri fra Nicchio e Torre".

Continuiamo la serie di articoli relativi alle rivalità non più in essere. Ricordiamo che si tratta di stralci tratti dal libro "Con la rivale in campo" del 2002 di Roberto Filiani (che ringraziamo per averci fornito il materiale) e Natale Zaffaroni. Siamo arrivati alla terza puntata dove parleremo della rivalità tra Nicchio e Bruco,

"Questa breve e poco nota inimicizia fu diretta conseguenza della complicata rete di rapporti fra contrade che si venne a creare in seguito agli scontri fra Nicchio e Torre.

Infatti dopo il 1882 il Nicchio si avvicinò molto all’Oca, cosa che evidentemente non piacque al Bruco.

C’è da rilevare che fra i contradaioli di Bruco e Nicchio esisteva amicizia ed una certa affinità politica radicata su posizioni anti-monarchiche.

Nell’agosto 1898 il Bruco, in collaborazione con la Torre, fermò l’Oca al canape e per questo episodio i rapporti fra le due contrade si deteriorano ulteriormente.

Si crearono quindi due schieramenti, Nicchio ed Oca contro Bruco e Torre, attorno ai quali orbitavano molte strategie paliesche.

Emblematico in questo contesto fu il Palio dell’agosto 1928, vinto dal Nicchio che superò all’ultimo Casato la Torre ed il Bruco, dopo aver subito alla mossa l’ostacolo della Chiocciola.
Ecco come viene raccontato quel Palio nel Numero Unico del Nicchio “Momenti di Gloria” edito per la vittoria del 16 agosto 1984 : “…A correre per noi c’è Enrico Viti detto “Canapino”. Un buon cavallo ma anche seri motivi di preoccupazione perché altri cavalli da Palio erano andati al Bruco ed alla Torre: dalla seconda il Nicchio era diviso da un odio ormai atavico; con il primo, ancora alleato qualche anno prima, si era ingaggiata una rivalità feroce da quando il sistema delle alleanze aveva spinto i contradaioli di Ovile a legami più stretti con Torre e Chiocciola…”

“…Si entra al canape in un buon primo posto, ma accanto la sorte ci mette proprio la Chiocciola ed ancora più in là, la Torre.

Poi seguono la Tartuca, l’Aquila, l’Oca, la Pantera, la Lupa, il Bruco e l’Istrice. Qualcuno, in cuor suo, avrà pensato di certo che per noi quel Palio finiva alla mossa ed infatti, al cadere del canape, la Chiocciola (che correva con Bovino, vincitore nel Nicchio appena un anno prima) si para davanti a Canapino lasciandolo inchiodato allo steccato.

Bruco, Lupa, Torre e Tartuca viaggiano già in testa all’altezza della Fonte quando il Nicchio riesce a partire. E’ il Bruco che conduce il gruppo ma il Nicchio comincia l’inseguimento : al Casato del primo giro siamo appena nelle posizioni centrali.

Un giro dopo, la Tartuca esce di scena rovinando in terra; il Nicchio, mentre il Bruco è sempre primo e la Torre lo tallona da vicino, si infila in terza posizione.

A San Martino del terzo giro cade anche la Lupa restringendo ulteriormente il ventaglio di testa, ma il Bruco è ormai primo all’ultimo Casato e la Torre è sempre seconda : una beffa atroce, andare al Palio favoriti e vedersi battuti di misura dalle due rivali.

Ma qui succede qualcosa che non è mai stato chiarito del tutto: il Bruco, primo, inaspettatamente allarga. In tanti dissero (e noi lo mettemmo anche nello stornello) che lo aveva fatto per far passare la Torre che intanto aveva ingaggiato uno scambio furioso di nerbate con il Nicchio. Al Casato entrarono, praticamente sulla stessa linea, in tre: dalla curva uscirono con il Nicchio in testa, la Torre seconda ed il Bruco irrimediabilmente terzo. Qualcuno, si dice ancora, quella sera, nei Pispini impazzì letteralmente dalla gioia…”.

Molto tormentati furono anche i giorni del Palio dell’Assunta del 1932, durante i quali Bruco e Nicchio si affrontarono in modo violento in particolare la sera della Prova Generale.
Anche in questo caso, come nella rivalità fra Nicchio e Torre, fu decisiva la svolta del 1934.

La rottura fra Nicchio ed Oca portò un cambiamento radicale negli schieramenti sino ad allora in essere tanto che negli anni successivi spesso nicchiaioli, brucaioli e torraioli fecero fronte comune contro Fontebranda.

Negli anni le due contrade hanno ristabilito e rinverdito l’alleanza le cui origini si perdono nella notte dei tempi".

 

Roberto Filiani



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