¯ "L'analisi pittorica del Drappellone di Gian Marco Montesano " - La Voce delPalio
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Massimiliano Bruttini

L'analisi pittorica del Drappellone di Gian Marco Montesano


L'analisi pittorica del Drappellone di Gian Marco Montesano
14/10/2018

Ringraziamo Nicola Nunziati.

Gian Marco Montesano, torinese , classe '49, pittore dalle forme ben delineate, ritratti che vanno oltre la semplice raffigurazione, per meglio comprenderlo e' bene conoscere la sua formazione, avvenuta  nel seminario salesiano di Valdocco. Da qui la ricerca, un viaggio nei luoghi della memoria, inizialmente raffigurazioni di madonne e immagini sacre. La formazione prosegue influenzato dalle correnti neo-pop, dove pero', il pittore si differenzia, ricercando un realismo  drammatico.

Tema ricorrente la formazione dell'Europa nel corso del xx secolo fino al  momento della sua crisi; non casualmente è stato scelto come pittore per questo Palio Straordinario.

I quadri del maestro appaiono come grandi vedute "scenografiche", delineate nei loro dettagli, esponendo un connubio perfetto tra primo piano  e sfondo, restituendone la stessa e medesima importanza, un forte richiamo alla corrente del Medialismo, movimento  artistico nato negli anni '80, che possiamo sintetizzare come una cultura complessa e multidisciplinare, con molti riferimenti ai mass media e alla comunicazione.

Immagini sospese, colore piatto ed uniforme conferisce uno stato di tempo e spazio indefinito accompagnando lo spettatore all'unicita' del/dei soggetti ritratti, che sconvolgono spesso.

Possiamo denominare Montesano, come un "narratore", un realismo, disturbante e drammatico, inevitabile pero', da raccontare  e guardare.

Ha suscitato il mio interesse, e credo quello di molti, l'intervista rilasciata alla nazione di Siena il 18 settembre scorso, dove veniva domandato al maestro la sua conoscenza senese, o meglio, paliesca, cosi rispondeva Montesano :

«non so nulla, né aneddoti ne problemi. conosco questa cosa tremenda che è il Palio. sono claustrofobico, non potrei mai trovarmi al centro di Piazza del Campo. spero di avere un posto defilato. so che Siena è una città bellissima, ma questo lo sanno tutti».

Ripartendo proprio da queste dichiarazioni, scopriamo il Palio, che effettivamente ha ben poco di richiamo alla Festa, alla corsa, alle contrade, ai popoli.

Il cencio si svela nella sua forma, semplice, iconografica, colori tenui, molto delicati, come le forme, le uniche due figure si distinguono, distaccandosi dallo sfondo azzurro, in netto contrasto con il palio “criticato” di agosto.

Un Palio molto semplice nella realizzazione e nella sua “lettura”, peccando pero’ nella costruzione, in quello che risulta un equilibrio delle forme, il soldato con veste immediatamente riconoscibile, verde, carica l’attenzione dello spettatore, con un mazzo di fiori, rimane tagliato fuori dalla cornice del cencio, accompagnandoci a vedere l’altra figura, quella femminile.

Una madre, una moglie, o forse se vogliamo idealizzare, una nazione intera, madre di tutti che accoglie, il rientro a casa del soldato, soave nella sua bellezza e nelle gesta, indicante con la mano lo stemma “LIBERTAS” in basso a destra.

Un dipinto, un manifesto, ricordando la cultura pop dell’artista e la sua maestranza come scenografo che potrebbe essere fine a se stesso, se non fosse per il richiamo alle contrade, rappresentate nella loro tradizionale araldica nella parte alta del cencio, con la balzana al centro di questo “quadrante” paliesco.

L’arte, come ho sempre detto non puo’, e non deve essere criticata, poiche’ un pittore, crea, traendo ispirazione dal più profondo del suo intimo, credo pero’ che il palio debba raccontare oltre una visone, senz’altro soggettiva dell’artista, una storia molto più vasta, nel caso specifico, secolare, portata ai giorni nostri da una passione ed una cultura ricchissima.

Ricordiamo anche il poco tempo avuto a disposizione dal maestro, molti spazi lasciati al solo colore, indiscusso protagonista, un azzurro, visione celeste di speranza e liberazione, dopo anni grigi dettati dalle atrocita’ della guerra; una scelta consapevole, vista l’esperienza di Montesano nella sua lunga carriera. Un' esperienza, a mio avvisa mancante nella ricerca della cultura paliesca.

La bellezza del Palio risiede anche in questo, il Palio e’ arte, come tale deve essere trattato, parlato, tema di confronti, gioia e passioni..che la festa abbia inizio!!!.

buon Palio (straordinario) a tutti !!

Nicola Nunziati

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