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"L'ippica in Italia se non cambia qualcosa è destinata a finire".
Come avete visto alcune settimane siamo stati all'allevamento di Antonio Efisio Pinna, una delle più grosse strutture in Sardegna per il cavallo anglo-arabo sardo. Qui sono nati tanti cavalli che sono arrivati poi in Piazza del Campo. Questa la nostra intervista.
Antonio, quando è nata l'idea di fare un vostro allevamento?
"E' partita con mio nonno, mio padre e poi con i miei fratelli. E' una cosa che abbiamo ereditato, io ho cresciuto più cavalli, nei primi Anni Novanta mi spostavo continuamente nei vari ippodromi in tutta Italia. Gli ippodromi poi hanno iniziato a chiudere e noi allevatori sardi siamo rimasti un pò fregati. Quando si correva ad esempio a Grosseto, Corridonia e Novi Ligure, dividevamo i cavalli e correvamo un pò dappertutto. Perlomeno riuscivamo a pagare le spese, oggi non lo puoi fare più. Chiudere gli ippodromi è stato un grosso danno".
Quante persone siete a lavorarci?
"Siamo io e i miei tre fratelli. Lavoriamo tutti insieme e poi c'è qualche ragazzo che ci dà una mano".
Dal suo allevamento sono passati tanti cavalli che hanno corso e anche vinto il Palio come Ivanov e Zodiach....
"Sì però un allevatore non può pensare di allevare cavalli solo per il Palio. Secondo me il Palio lo dovrebbero correre i cavalli che vanno meno in ippodromo e che hanno qualche anno in più. Ivanov era un cavallo bellissimo, ha avuto qualche acciacco quando era puledro e lo vendetti per questo motivo. Ivanov, Zodiach e anche Brento li ricordo benissimo".
Che emozioni ha provato quando ha visto i suoi cavalli vincere il Palio?
"E' stato bellissimo poi è sempre una corsa molto emozionante. Io il Palio l'ho sempre visto in televisione, non sono mai stato a vederlo in Piazza del Campo. Ho visto però la Piazza senza il tufo".
Un altro cavallo che è stato protagonista non in Piazza del Campo ma in altri Palii è stato Narcisco...
"Sì, lui quando l'ho venduto mi sembra che non avesse mai vinto. Era un cavallo di grandi qualità, anche alle regolari si piazzava spesso. Purtroppo spesso i cavalli hanno bisogno del giusto tempo per maturare, purtroppo non si può pretendere tutto e subito da un cavallo di 3 anni. Se un allenatore è bravo aspetta il cavallo e lo rispetta".
Altro cavallo che purtroppo in Piazza del Campo è stato molto sfortunato è stato Lamagno..
"Era un grande cavallo, con una grande mamma e un grande papà (Solitario e Zinzura Menhir ndr). Solitario è stato un grande stallone, se avessimo creato 10 suoi figli sono sicuro che 9 sarebbero stati degli ottimi cavalli".
Lei ha venduto cavalli a personaggi come il Re del Marocco e lo sceicco Mansour (patron del Manchester City ndr). Com'è l'approccio di queste persone al mondo dei cavalli da corsa?
"Ovviamente non vengono loro direttamente, mandano sempre veterinari allenatori di loro fiducia. Sicuramente è una soddisfazione però finisce tutto lì perché poi non si sa questi cavalli come vanno avanti".
Ha un cavallo che porta nel cuore?
"Ne ho diversi. Uno è Uranio che comprai quando aveva già 4 anni. Fece 4 corse e in tutte finì fuori pista perché non girava. Dopo l'ho un pò "sistemato" e devo dire che è stato un gran campione, sia in piano che in siepi. Mi ricordo che la prima volta lo feci correre a Pian delle Fornaci e vinse di mezzo giro. Poi ti posso citare Agrippina, Decantado, Expert: tutti cavalli che sono stati dei veri campioni".
C'è stato invece un cavallo con un bel potenziale ma che poi ha deluso le tue aspettative?
"Ce n'è stato più di uno, il problema con gli anglo-arabi è sempre l'attesa. L'anglo-arabo è un cavallo tardivo, matura a 4 anni mentre l'arabo addirittura a 5. Magari capita che ti comprano un buon cavallo ma che ancora non ha raggiunto la piena maturazione".
Qui da lei è passato anche un giovanissimo Giovanni Atzeni: che ricordi ha del giovane Tittia?
"Era un bambino, c'è stato solamente un mese. Il coraggio non gli mancava, ovviamente gli mancava un pò di esperienza. Sicuramente una bravissima persona, così come il suo papà e merita quello che ha ottenuto fino ad ora a Siena per la sua grandissima voglia di vincere".
Un altro nome conosciuto del Palio che è passato da voi è stato Giosuè Carboni...
"Anche di lui ho un bel ricordo, un bravo ragazzo che non è mai mancato un giorno a lavoro".
Secondo lei a cosa è dovuta la carenza di nuovi fantini in Sardegna?
"Sicuramente alla trascuratezza e alla mancanza di una scuola per allievi fantini che secondo me la Regione Sardegna avrebbe dovuto fare. La Sardegna ha ancora dei ragazzi che possono fare i fantini, noi questa passione per i cavalli ce l'abbiamo nel sangue però manca un pò di organizzazione".
Voi portate sempre i vostri cavalli in ippodromo ma non nei Palii che in Sardegna sono molto numerosi: come mai?
"Innanzitutto non mi piacciono le piste brutte e non mi piacciono i litigi. Ci sono i cavalli del paese che spesso sono favoriti e vedo spesso delle cose che non mi piacciono. Per questo preferisco evitarli".
Come vedere il futuro dell'ippica in Italia?
"Se non cambia qualcosa potrà durare qualche anno ma poi purtroppo temo che finirà tutto. Non vedo luce, assolutamente".
Invece come vede il futuro del cavallo anglo-arabo?
"Purtroppo secondo me è già finito, sono poche le persone che vengono in Sardegna a comprare i cavalli. Ci sono pochi soldi e poche corse, con il contributo della Regione Sardegna abbiamo coperto quasi tutte le cavalle e ora ci sono tantissimi puledri che si stanno accumulando e che non vanno via. Questo è un grosso danno: per il numero dei cavalli che ci sono adesso ci sarebbero dovute essere più corse".
Concludendo, secondo lei quale è il migliore incrocio per ottenere un anglo-arabo di qualità?
"Secondo me il migliore incrocio è una cavalla a fondo arabo coperta con un purosangue inglese. Non tutti galoppano forte ma c'è l'80% di possibilità che vadano di più".