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Vinse la Civetta con Caino su Morello di Niccolò Chiarini.
Duecentouno anni fa si disputava l’unico Palio di marzo della storia.
Fu ovviamente un Palio straordinario e si corse in occasione del passaggio per Siena dell’Imperatore d’Austria Francesco II.
Per onorare gli illustri ospiti, giunti a Siena il giorno prima della carriera, furono organizzate varie manifestazioni e si cercò di dare più sfarzo al corteo storico, tanto che a tutte le contrade fu destinato un significativo contributo economico.
Le dieci contrade partecipanti si presentarono in piazza con una biga, trainata da due cavalli bardati con grandi pennacchi coi rispettivi colori, seguita da comparse vestite alla greca, a chiudere il corteo un carro allegorico rappresentante il Trionfo della Pace.
Vista la ristrettezza dei tempi i cavalli partecipanti furono reclutati all’ultimo momento tra quelli dei vetturini e dopo una sorta di batteria di selezione, effettuata alla Lizza, vennero assegnati alle contrade con le modalità consuete.
Proprio per questo motivo i cavalli erano quasi tutti esordienti, solo Giraffa e Drago ebbero in sorte dei barberi ritenuti leggermente più competitivi, anche la Civetta ambiva alla vittoria con Niccolò Chiarini detto “Caino”, fantino più forte dell’epoca, su un morello di sua proprietà.
Agli ordini dei signori Cosimo Finetti e Ferdinando Ballati Nerli si presentarono alla mossa, data con un solo canape: l’Istrice con Ferrino maggiore sul morello del Masoni; la Chiocciola con Belgrado sul morello del Ghini; la Torre con Ciccina sul baio del Meini; la Giraffa con Brandino sul baio del Falconi; la Tartuca con Piaccina sul grigio del Batazzi; il Leocorno con Livornino sul morello del Falconi; il Bruco con Foramacchie sul griglio del Faleri; il Drago con Botto sul baio del Bruttini; la Civetta con Caino sul morello del Chiarini e l’Onda con Ferrino minore sul morello del Petri.
Da segnalare la presenza contemporanea di due coppie di fratelli: i Morelli, Francesco e Pasquale, rispettivamente nell’Istrice e nell’Onda ed i Bini, Gregorio e Giuseppe, nella Chiocciola e nella Torre, a loro volta nipoti del cinquantasettenne Piaccina impegnato nella Tartuca.
Le contrade uscirono dalla mossa in gruppo con la Chiocciola leggermente avanti alle altre, Belgrado restò primo fino al Casato dove passò il Drago che condusse fino alla caduta di Botto avvenuta al secondo San Martino. Il più lesto ad approfittarne fu Caino che portò in testa la Civetta respingendo successivamente i veementi attacchi della Torre e della Giraffa.
Per Niccolò Chiarini fu quella la tredicesima vittoria, penultima di una carriera tra le più brillanti, la Civetta, dal canto suo, chiuse una striscia di vittorie eccezionale caratterizzata dalla “tripletta” realizzata da Luigi Menghetti detto “Piaccina” dall’agosto 1811 al luglio 1813.
Altro fatto particolare di questo Palio di inizio primavera fu che la Civetta non poté effettuare il consueto giro del giorno dopo in quanto si era in piena Quaresima.
Un’ultima curiosità: probabilmente per la prima volta nella storia, quello del 30 marzo 1819 fu un “Palio laico” il cencio, infatti, non riportava immagini sacre ed al posto della Madonna campeggiava la lupa coi gemelli abbinata ai simboli imperiali ed agli stemmi araldici dei quattro deputati del Magistrato Civico.
Roberto Filiani