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L'Arte del Palio: Il Drappellone del 16 agosto 1971


L'Arte del Palio: Il Drappellone del 16 agosto 1971
11/05/2020

Dipinto da Renato Guttuso.

Sesto appuntamento con la nostra rubrica "L'Arte del Palio" a cura di Nicola Nunziati che ogni lunedì analizza un Drappellone da lui scelto. Oggi è la volta del Drappellone del 16 agosto 1971 dipinto da Renato Guttuso e che fu vinto dall'Imperiale Contrada della Giraffa con Eletto Alessandri detto Bazza e Orbello.

 

L'analisi pittorica

Renato Guttuso, palermitano, nasce a Bagheria nel 1911. Influenzato dal padre, pittore per diletto, manifesto' precocemente la vena artistica e, appena tredicenne, comincia a firmare i suoi quadri. Nel 1928 la prima esposizione, i temi sono quelli dei contadini siciliani e compaesani, la sua arte legata all'espressionismo e caratterizzata dal forte impegno sociale, lo porterà all'esperienza politica come senatore nel PCI durante la segreteria di Enrico Berlinguer.

Artista di fama mondiale, le sue opere denunciano l'ingiustizia sociale e gli abusi di potere, attraverso uno stile realistico-espressivo, fruibile da tutti, incisivo nel segno e nella espressività, capace di smuovere gli animi delle persone con un occhio di riguardo a quelle classi più deboli e oppresse.

Ispirato nello stile e nel pensiero politico di Picasso, Guttuso non annulla il soggetto ritratto, come nel cubismo, ma ne focalizza l'attualità, come un cronista sui giornali, con l'uso del pennello e colori, l'artista racconta la realtà attraverso una visione personale, emotiva con segni netti e una costruzione degli oggetti delineati nel contorno, evidenziandone la descrizione, come un grafico, dipingendo direttamente su tela senza l'uso del disegno preparativo, fornendo una visione di vibrazioni cromatiche, date dall'uso sapiente dei colori ad olio e della loro mistura.

Nel 1971 è chiamato a realizzare il Palio per la carriera di Agosto, custodito in Via delle Vergini: un Palio sicuramente invidiato dalle consorelle e non solo, data l'importanza del pittore e la bellezza dell'opera.

Il Cencio racconta tutta la dimensione sociale del Palio, la sacralità della Madonna e la dimensione profana, rappresentata dalla raffigurazione della piazza, con i volti dei contradaioli immortalati durante i momenti della corsa.

In alto, la parte celeste, nella scelta cromatica e religiosa, la figura della Madonna, appare come una nuvola, una apparizione fusa nel cielo con lo sguardo rivolto in su, verso quella scritta, un richiamo al momento esatto e al contesto attuale. Subito sotto la città di Siena, riconoscibile nel suo panorama, travolta da una tramonto che separa il sacro dal profano con il rosso, il giallo e l'azzurro, i tre colori primari che rappresentano il principio e la fine in un cerchio perfetto che si chiude.

La parte inferiore è tutta del “popolo”: un vortice fatto di volti, espressioni, braccia che sollevano bandiere delle contrade. Alcuni sorridono, gridano e cantano, altri con il broncio. Non esiste spazio tra i personaggi, stretti nella conchiglia di Piazza, tutti con lo sguardo rivolto verso sinistra. Un momento sospeso nel tempo, solo il pittore, autoritratto nella parte piu' alta a destra si rivolge verso di noi, una finestra all'interno del dipinto. Guttuso appare estraneo, quasi fuori luogo, “gettato” nel tormento di emozioni si interroga sul realismo della festa, cogliendone i dettagli, scrutando silenziosamente e rispettosamente i rituali del Palio.

In basso a spezzare l'egemonia la Balzana senese, bianca e nera il cavallo, si delinea imponente eliminando qualsiasi prospettiva, rendendolo ancora più significativo, a voler rimarcare questo aspetto. Il muso allungato, come un maratoneta che taglia per primo il traguardo, l'ultimo sforzo, evidente nel cingere la dentatura e l'occhio rossastro strabuzzante: il Palio è vinto!!!.

Un Drappellone ancor piu' rilevante se si pensa la data del 1971, solo pochi anni piu' tardi, nel 1974, Guttuso, realizzerà il celebre dipinto “Vicciria”, il famoso mercato palermitano, una costruzione artistica molto simile al Cencio, facendoci capire quanto il pittore si sia immerso nella cultura paliesca, allo stesso modo di quella di casa sua in Sicilia. Anche in questo caso Siena ha lasciato la sua impronta, merito anche dell'animo sensibile di Guttuso.

 

La corsa

Favorite dalla sorte sono la Torre con il diciassettenne Topolone, vincitore di 7 Palii; il Leocorno con Mirabella, vincitrice del Palio di luglio di quell'anno nella Pantera e il Valdimontone con Ira, vittoriosa nell'agosto del 1970 nella Selva. I cavalli all'esordio sono 3: Gavottina II (Aquila), Pelè (Chiocciola) e Dispettoso (Pantera).

La Torre, dopo aver provato Morino IV, sceglie la monta di Canapino, vittorioso a luglio nella Pantera e che inizialmente era partito proprio dalla contrada di Stalloreggi. Il Leocorno opta per Parti e Vai mentre Aceto va a montare Ira nel Valdimontone. Rondone va a montare la grigia Musella nella Tartuca mentre Bazza è nella Giraffa su Orbello, cavallo con un Palio all'attivo.

In quel Palio c'è l'esordio di Emilio Falchi detto Fil di Ferro che monta Ferida nella Lupa. In occasione della Prova Generale Aceto si infortuna ma correrà ugualmente quel Palio.

Di rincorsa c'è la Chiocciola con Canapetta e Pelè e, quando entra, prende la testa la Tartuca con Rondone e Musella, seguita dal Leocorno con Parti e Vai e Mirabella e dalla Giraffa con Bazza e Orbello.Al primo Casato viene forte il Valdimontone che però batte nei palchi e cade perdendo posizioni. La Tartuca mantiene la testa, seguita da Leocorno, Torre e Giraffa.

Al terzo giro a San Martino il Leocorno si avvicina alla Tartuca dall'esterno, Rondone riesce a parare il Leocorno e ne approfitta la Giraffa (che nel frattempo si è portata in terza posizione superando la Torre) che passa all'interno. All'altezza della Cappella la Tartuca riesce nuovamente a guadagnare la testa ma dopo la curva del Casato c'è il colpo di scena con la Giraffa che riguadagna la testa e va a vincere con Bazza (alla sua sesta ed ultima vittoria) e Orbello, alla sua prima vittoria. 

La vittoria per la Giraffa mancava dal 2 luglio 1970. Il Capitano vittorioso è Lido Saccocci con i mangini Mario Tanganelli, Luigi Selvolini e Fabrizio Beati.

 

Nicola Nunziati, Francesco Zanibelli



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