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Pietro Tonnicodi Fotografo

I luoghi di origine dei fantini: Firenze


I luoghi di origine dei fantini: Firenze
28/06/2020

Il primo fu Giovan Battista Papi detto Ruglia.

Dopo esserci occupati della folta schiera di empolesi, presenti in piazza già dalla fine del 1700, trattiamo di quei pochi fantini provenienti dal rimanente territorio fiorentino.

Il primo nome in lista è quello di Giovan Battista Papi detto “Ruglia”, un vetturino postale nato a Firenze nell’aprile del 1687, alla sua figura è legata una delle vicende più affascinanti e controverse della storia paliesca: il Palio a metà tra Onda e Tartuca del 16 agosto 1713.

Ruglia vinse il Palio di luglio nella Chiocciola contrada che, come da prestigiosa consuetudine, decise di far correre a proprie spese un’altra carriera a cui aderirono quattordici consorelle esclusa l’organizzatrice, l’Aquila ancora inattiva ed il Drago, le scarne cronache pervenute si riducono alla decisiva e più che mai contestata fase dell’arrivo.

L’Onda, con un buon vantaggio, si fermò al terzo giro appena passato l’arrivo ed il fantino voltò immediatamente il cavallo Barbarino, dopo pochi attimi sopraggiunse la Tartuca che continuando la sua corsa, con il barbero Montalcino, passò l’Onda la quale, come detto, era tornata indietro di qualche metro.

Subito i due popoli reclamarono la vittoria ma risultò impossibile stabilire se il vincitore fosse quello che era arrivato nel punto esatto del traguardo o chi l’avesse sorpassato.

La delicata controversia si protrasse per alcuni giorni fin quando fu stabilito, in maniera salomonica, che il premio in denaro andasse diviso tra le due consorelle e che il drappellone fosse donato ad una parrocchia del Terzo di Città.

Col passare dei secoli e dopo accurate ricerche si è determinato, con assoluta certezza, che per l’Onda corse Cappellaro e per la Tartuca proprio  Ruglia, passato erroneamente alla storia col soprannome di Ignudo.
Ottant’anni dopo Ruglia arrivò in piazza Giovanni Pescini detto “Pescio”, un modesto fantino proveniente da Panzano in Chianti che, nelle sue tredici partecipazioni, non lasciò tracce importanti.

Di ben altro spessore la breve carriera, quattro vittorie su sole sette presenze, di Antonio Guasqui detto “Folaghino”, nato a Fucecchio nel gennaio 1829.
Il 16 agosto 1847, al debutto, Folaghino vinse nel Nicchio rimontando negli ultimi metri il Gobbo Saragiolo nella Torre, un arrivo molto contestato che fu la causa di pesanti scontri tra nicchiaioli e torraioli.

La striscia vittoriosa del giovane fucecchiese proseguì con lo storico cappotto del 1850 nella Chiocciola: a luglio dopo una carriera lottata allo stremo con Saltatore nell’Oca, Palloncino nel Montone e Bonino figlio nell’Onda; ad agosto ancora una vittoria sofferta dopo che il debuttante Bachicche aveva condotto per due girate nell’Onda ed in seguito ad uno spettacolare duello a nerbate col Gobbo Saragiolo nel Drago.

Assente nel luglio 1851 nell’agosto successivo Folaghino “risarcì” l’Onda, sfortunata protagonista del 1850, vincendo davanti a Paolaccino nella Torre.

La fenomenale carriera di Folaghino terminò quel giorno visto che la notte del 31 ottobre 1851, a soli ventidue anni, la stella nascente di Fucecchio morì per cause ignote.
L’anno successivo debuttò, nella Selva, Michele Tinagli detto “Pilontra”, un ventiseienne di Figline Valdarno, che corse sette volte e fu particolarmente legato all’Istrice con cui disputò quattro Palii sfiorando la vittoria nell’agosto 1853.

Nell’Istrice, nell’agosto 1858, disputò il suo unico Palio il fucecchiese Santi Soldaini detto “Volpe”, molto più lunga, invece, la carriera del concittadino Pietro Montanelli detto “Gonga” che corse undici volte, dal 1874 al 1881, restando sempre un umile gregario.

Nel 1873 fece il suo esordio Antonio Salmoria detto “Leggerino”, maturo trentunenne di Castelfiorentino, che vinse ben sette volte.
Leggerino vinse la prima volta nell’agosto 1875 per il Montone, dopo una carriera altamente spettacolare ed incerta, lottata in particolare con Rocco nella Tartuca, confermandosi poi nel Palio alla Romana dell’anno seguente per la Lupa.

Sempre protagonista Leggerino tornò al successo, ancora per il Montone, nel luglio 1879 dopo un testa a testa con Pirrino nella Chiocciola, vittoria bissata l’anno dopo, nella Selva, in modo netto prendendo il comando di forza al primo San Martino.

Il 2 luglio 1881 arrivò la terza vittoria consecutiva nel Palio di Provenzano stavolta nell’Oca, decisiva la caduta al primo San Martino che coinvolse le battistrada Bruco, Torre e Montone.
Dopo quattro anni, sul forte Prete, Leggerino si confermò nell’Oca in una carriera passata alla storia per il clamoroso tradimento di Bachicche ai danni della Chiocciola, stesso accoppiata che l’esperto fantino di Castelfiorentino aveva palesemente favorito nel vittorioso Palio di luglio 1885, in pratica uno scambio di favori tra i due assassini più quotati di quel periodo.

Sfruttando la sua grande esperienza Leggerino conquistò la sua settima ed ultima vittoria nel luglio 1886 nella Tartuca dopo aver raggiunto e fatto cadere, all’ultimo San Martino, Boggione che sembrava avviato al successo nell’Istrice.

Antonio Salmoria restò tra i fantini più ambiti anche negli sgoccioli di carriera e corse il suo quarantesimo ed ultimo Palio, nell’agosto 1895 per il Montone, a cinquantatré anni.
Decisamente più sfortunata l’esperienza del fiorentino Edoardo Farsetti detto “Mugnaino” che corse otto volte dal 1893 al 1897.

Mugnaino perse in modo clamoroso i tre Palii corsi nella Chiocciola: quello del luglio 1896 condotto fino alla caduta dell’ultimo Casato e le due carriere dell’anno successivo terminate entrambe con due brucianti secondi posti dietro la Giraffa.

Leggenda narra che proprio dopo la clamorosa purga del luglio 1896 un chiocciolino, deluso ed amareggiato, scagliò nel pozzo un’effige di Sant’Antonio gesto sacrilego pagato già nel 1897 e fino al “ripescaggio” del Santo avvenuto alla vigilia del ritorno alla vittoria del 1911.
Ultimo fantino della provincia di Firenze a correre il Palio, il 2 luglio 1948, fu Sirio Pessuti detto “Morino” che pur montando, nel Leocorno, il già vittorioso Brillante terminò la sua unica carriera cadendo malamente al secondo San Martino.

 

Roberto Filiani

Foto: www.ilpalio.org



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