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L'Arte del Palio: Il Drappellone del 2 luglio 1995


L'Arte del Palio: Il Drappellone del 2 luglio 1995
23/06/2020

Dipinto da Giovanni Ticci.

Dodicesimo appuntamento con la nostra rubrica "L'Arte del Palio" a cura di Nicola Nunziati che ogni settimana analizza un Drappellone da lui scelto. Oggi è la volta del Drappellone del 2 luglio 1995 dipinto da Giovanni Ticci e che fu vinto dalla Contrada Capitana dell'Onda con con Salvatore Ladu detto Cianchino e Oriolu de Zamaglia. Come sempre, dopo l'analisi pittorica, trovate anche i dettagli della corsa.

 

L'analisi pittorica.

Giovanni Ticci, senese, nicchiaiolo, classe 1940, è uno dei più importanti fumettisti italiani. inizia a disegnare fumetti già a 16 anni ancora studente e avvia una collaborazione lo Studio D'Ami per la realizzazione di storie destinate al mercato internazionale.

Dagli anni '60 lavora nello studio del collega Giolitti (Gilbert) disegnando fumetti a tema western per il mercato statunitense e collabora alle famose testate come Gunsmoke o Turok.

Nel 1966 approda alla Sergio Bonelli Editore esordendo su Tex. A questo personaggio dedica gran parte della sua carriera, realizzando oltre 7.000 tavole, circa 90 Albi della serie regolare e diversi speciali, divenuti veri e propri capolavori e oggetti “cult”.

Negli anni '90, oltre a portare avanti il lavoro con Tex sviluppa, il lungo episodio “La Strage di Red Hill” cominciato da Giolitti, scomparso durante la realizzazione. Nel 1995 gli viene dedicata una mostra antologica “Un senese nel Far West” a Roseto degli Abruzzi. In onore della sua lunga carriera fumettistica, il suo lavoro procede nel corso degli anni.Ancora oggi, nel suo studio immerso nella campagna senese, continua a raccontare uno dei personaggi più amati di tutti tempi nella storia del fumetto.

Lo stile di Ticci è mutato nel corso degli anni, semplificando il tratto e divenendo piu' “morbido” progressivamente, accentuandone la forma espressiva tipica del maestro. Le caratteristiche sono quelle del connubio tra personaggi e paesaggio, contribuendo a restituire una visione cinematografica, dinamica ed espressiva.

Una nota, volta a sottolineare la grandezza di Ticci, è la capacità di saper rappresentare i cavalli a mente da diverse angolazioni e inquadrature, oltre ad essere il disegnatore che meglio ha illustrato i nativi americani, presenti nelle sue storie.

Nel 1995 viene incaricato di rappresentare il cencio per la Carriera del 2 Luglio dedicato al IV centenario della costruzione della Basilica di Provenzano (24 Ottobre 1595).

Un cencio davvero particolare, in poche parole bellissimo, ma non solo. Il connubio dell'arte antica, secolare, dei tanti drappelloni presentati nel corso della sua storia perfettamente coniugato con lo stile di Ticci. una tavola (non di altare) che narra il Palio e l'episodio, misto tra storia e leggenda, avvenuto a metà '500 durante l'assedio di Siena da parte delle truppe imperiali di Carlo V.

Si narra che un archibugiere spagnolo sparò al busto della Vergine, ma il fucile gli scoppiò in faccia. Da quell'evento nacque la riscossa del popolo senese e il culto verso la Madonna di Provenzano. Inoltre nello scoppio il busto della Vergine perse le braccia. La scultura divenne subito simbolo, lo stesso che oggi è custodito nella basilica e rappresentato nei palii di luglio.

Ticci racconta l'episodio, nel momento successivo, in tutta la sua drammaticità del singolo, un uomo, solo, assorto nel pentimento e nella preghiera, prostrato a terra, inginocchiato sotto la grande effige della Vergine che trionfa nella sua maestosità e grazia.

Le capacità descrittive di Ticci sono chiare come ali. Sulla schiena del archibugiere si spiegano i cavalli in corsa: alcuni scossi, altri montati magistralmente da fantini battaglieri pronti a dare la vita per giungere primi: una sorta di vaso di pandora scoperchiato, che dà vita a quello che oggi conosciamo perfettamente e che il maestro con grandi espedienti e tecnica narra con immagini.

Sono i colori gli altri protagonisti: i cavalli caduti a terra, i vinti, hanno sfumature di ocra. Il vincitore nella parte più alta ci mostra il fantino l'attimo prima e quello successivo aver superato il bandierino col nerbo alzato (per usare un termine fumettistico il “CLIMAX”, corrisponde al punto di massima tensione posto spesso come apice di una serie di eventi in parallelo ed anticipa lo scioglimento della vicenda) ha lo stesso colore celestiale della Madonna: l'azzurro, eletto dal popolo verso una gloria divina che rimarrà indelebile nel tempo.

L'azzurro, utilizzato anche nella balza inferiore dedicata ai simboli delle contrade, perfettamente inquadrate nel loro più autentico bestiario nei minimi dettagli e sapientemente decorate con chiaroscuro. Poco sopra “l'arma del delitto” , quella usata per colpire la Vergine sopra di essa. Il Capitolo dei Canonici, nella loro veste bianca e nera, come la balzana, assicurano la celebrazione del culto e guardano la scena inermi, consapevoli del destino divino.

Ticci ha superato se stesso fornendoci un Palio che emoziona e che suscita sensazioni che vanno oltre il visivo. Si possono udire le urla, il galoppo, un crescendo di tensione, interrotto al centro del Palio come un nodo in gola che spezza l'egemonia e ci ricorda la fragilità e la miscredenza umana. Una riflessione profonda, un credo interiore capace di sollevare lo spirito umano di ogni singola persona attraverso una cultura ed un rispetto che spesso vengono smarriti. Il Palio e' una perfetta metafora della vita, fatta di ostacoli, gioia e disperazione, dove la differenza è fatta da una costante volontà, indipendentemente dal culto, ma sempre di enorme rispetto: per questo è magico.

 

La corsa

I Capitani optano per un lotto dove è presente solo un cavallo che ha già vinto il Palio: Delfort Song, che viene assegnato al Nicchio. Altra contrada favorita è la Pantera a cui viene assegnata la purosangue La Fanfara. Sono 4 gli esordienti: Re Artù (Lupa), Rass de Ozieri (Civetta), Telepass (Giraffa) e Fabio's Lady (Bruco). 

Il Bruco, con la purosangue Fabio's Lady (di cui si parla molto bene) opta per l'esordiente Alessandro Chiti detto Voragine dopo averlo alternato con Aceto durante le prove. Il Pesse va nella Pantera su La Fanfara mentre Cianchino va a montare Oriolu de Zamaglia nell'Onda.

Il Nicchio ricompone l'accoppiata vittoriosa l'anno precedente nella Tartuca con Il Bufera e Delfort Song. Massimino è nella Lupa sull'esordiente Re Artù. Oltre all'esordio di Voragine nel Bruco, segnaliamo anche l'esordio di Alberto Ricceri detto Salasso che monta l'esordiente Telepass nella Giraffa.

Il giorno della Prova Generale Delfort Song, cavallo del Nicchio, si infortuna. Il Nicchio, grande favorita della vigilia, non può partecipare al Palio: si corre in 9.

La mossa è molto veloce, di rincorsa c'è la Civetta con Trecciolino e Rass de Ozieri. Quando entra, scatta in testa la Tartuca con Pistillo e Pippinella, seguita da Onda, Lupa e Pantera. A San Martino l'Onda riesce a guadagnare la testa con un bello spunto dall'esterno. Al primo San Martino cade la Tartuca che perde molte posizioni; l'Onda si mantiene in testa, seguita dalla Pantera con Il Pesse e La Fanfara e dal Leocorno con Naomy e Legno. 

L'Onda prende il largo, la Pantera prova ad inseguire mentre le altre contrade sono già molto distanti. L'Onda si mantiene in testa mentre nelle retrovie cade la Lupa a San Martino. Al terzo San Martino la Pantera prova ad avvicinarsi ma non c'è nulla da fare: vince l'Onda con Cianchino (alla sua settima vittoria) e Oriolu de Zamaglia, (al suo primo successo al quarto Palio corso).

La vittoria per l'Onda mancava dal Palio del 16 agosto 1985. Il Capitano vittorioso è Massimo Castagnini, con i mangini Giulio Minelli e Bernardino Radicchi. Il Priore è Nello Cancelli.

 

Nicola Nunziati, Francesco Zanibelli



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