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L'Arte del Palio: Il Drappellone del 16 agosto 1981


L'Arte del Palio: Il Drappellone del 16 agosto 1981
08/06/2020

Dipinto da Valerio Adami.

Decimo appuntamento con la nostra rubrica "L'Arte del Palio" a cura di Nicola Nunziati che ogni lunedì analizza un Drappellone da lui scelto. Oggi è la volta del Drappellone del 16 agosto 1981 dipinto da Valerio Adami e che fu vinto dalla Nobile Contrada del Nicchio con Adolfo Manzi detto Ercolino e Balente de Su Sassu. Come sempre, dopo l'analisi pittorica, trovate anche i dettagli della corsa.

 

  L'analisi pittorica

Valerio Adami nasce a Bologna nel 1935. La sua infanzia si divide tra Parigi e Meina sul Lago Maggiore, dove esegue i suoi primi disegni che lo condurranno a frequentare nel 1954 l'Accademia di Brera a Milano sotto la guida di Achille Funi.

Significativi saranno gli incontri con i pittori Kokoschka, Lam e Matta, conosciuti durante i suoi viaggi a Parigi, Londra e New York, luoghi dove il maestro soggiorna per più' periodi e dove muterà il proprio linguaggio artistico, affascinato dalla corrente denominata Pop-Art e la pittura di Roy Lichtestein .

Nel 1968 realizza una serie di tele protagoniste alla Biennale di Venezia, altre importanti esposizioni avverranno negli anni seguenti, di grande rilievo al Centre Pompidou di Parigi, una retrospettiva a Madrid nel 1991, Siena nel 1994 e Buenos Aires nel 1998.

Adami comincia da una pittura espressionista, influenzata dal maestro Francis Bacon, successivamente sviluppata secondo un recupero della figurazione attraverso linee e secondo i moduli “classici” della Pop-Art, sviluppando una sorta di racconto a fumetti. I soggetti raffigurati sono oggetti del quotidiano, interni di case ed edifici, trasformati secondo un sapiente utilizzo della tecnica oltre che da una profonda conoscenza della letteratura e della filosofia in questo assoluto connubio moderno fatto di simboli. Adami sceglie una campitura piatta, moderno anche nell'alchimia dei colori, utilizza infatti robot da cucina per miscelare i colori per giungere alla resa ideale, tutti concentrati all'interno di linee continue nere, come nette recinzioni di un disegno.

Pittore di livello artistico ed intellettuale altissimo: si tratta di opere complesse e tematiche profonde che richiedono interrogativi e conoscenze ben più' ampie di una banale e semplice lettura, trae ispirazione dai viaggi compiuti dal maestro durante la formazione artistica tra Sud America, Marocco, India, Israele e coglie i ricordi e mutando in immagini e racconti riletti secondo la mitologia classica e contemporanea.

Nel 1981 viene incaricato di dipingere il Drappellone per la carriera del 16 Agosto (nel 2008 verrà incaricata sua moglie, Camilla, di dipingere il cencio del 2 Luglio, vinto dalla Contrada Sovrana dell'Istrice). Il Comune di Siena racconta l'episodio e la storia della commissione in una pubblicazione del 1994 edito da Editori Senesi, per la mostra presso i Magazzini del Sale in cui viene narrato a partire dal Marzo 1980 il susseguirsi degli eventi che porteranno dai primi contatti con il pittore, al viaggio a Parigi, fino alla presentazione del Cencio: una lettura che invito tutti i Senesi a recuperare.

Il Drappellone di Valerio Adami è innanzitutto un lungo studio e relativo omaggio alla pittura e iconografia del Rinascimento Italiano e Senese, un Cencio fatto di linee, una ragnatela infinita di segni e simboli poi magistralmente tripartito nella seta. Il messaggio è chiaro, la “semplicità” della narrazione è così evidente: la Madonna con il cavallo e l'araldica.

Adami nella sua grande intelligenza racchiude in sole tre unità (esattamente come è suddivisa la città di Siena nei tre Terzi) tutto ciò che racchiude il Palio. Ill resto lo narrerà attraverso i colori e la distribuzioni degli altri attributi iconografici.

La figura della Vergine Maria è quella del pittore Cosmè Tura (Ferrara, 1433 circa- Ferrara, 1495 circa) fondatore della scuola Ferrarese, qui rielaborata attraverso un artificio cubista che si proietta nel contemporaneo, con poche semplici gesta. Adami segna una linea indelebile di 512 anni, la stessa che muterà per sempre anche la concezione stessa del Drappellone, mutevole per forza di cose al cambiamento: una visione che scinde spazio e tempo, mantenendo inalterati determinati aspetti e altri destinati ad una naturale evoluzione.

La vergine, poggia su una falce di luna, dipinta non a caso, rappresenta infatti il segno della Verginità della stessa, simbolo di purezza e fecondità oltre che immagine femminile per eccellenza. Nella religione cristiana alcuni ritratti della Vergine Maria raffigurano una falce di luna sotto i suoi piedi, indicando come questa figura lunare riceva luce dal sole e la trasmetta poi nuovamente al mondo tramite il figlio.

In questa ottica sotto i piedi della figura appare il cavallo, a rimarcare come questo sia legato alla città gotica. Appare fiero, pronto al galoppo dietro ad un canape immaginario ma che ogni senese conosce benissimo e attende trepidante il suo abbassamento. Il muso, spezzato da una linea, riporta la scritta della data e dell'anno del Palio: un elemento che non disturba l'osservatore, perfettamente incastonato nell'egemonia della costruzione stilistica. I colori, vanno ad attenuarsi: se nella parte superiore la fanno da padrona il Rosso ed il Giallo con varie sfumature e richiami alla terra di Siena, nuovamente una scritta sopra il capo della Vergine, a voler rimarcare una sorta di suddivisione tra cielo e terra. Piccole linee di ocra e incarnato interrompono la plasticità del colore piatto, contribuendo alla tridimensionalità e dando quel senso di movimento.

La parte inferiore ci mostra una scatola da lavoro, la stessa di un pittore all'interno del proprio atelier, solitamente custode di colori, fondamentali per compiere un determinato processo. in questo caso Adami, consapevole della linfa vitale dei rioni, metaforicamente parlando li sostituisce ai tubetti di colore, distribuendoli sulla tavolozza. Le contrade sono gli strumenti per rendere omaggio alla città, ognuna con la sua particolarità, unica nel suo genere, capaci di disegnare un così complesso quadro, un cerchio che si chiude, le contrade stesse che dipingono il proprio destino.

Il bestiario è assolutamente moderno, le contrade hanno un disegno mai visto prima, non ci sono i colori, tutte monocrome, ma tutte con un segno definitivo, non a caso, la Contrada del Nicchio adotterà questa iconografia che apporrà sulla propria Società La Pania. L'evoluzione del tempo e delle cose riguarda tutto e tutti, pur rimanendo ancorati a determinati gesta che di secoli in secoli si ripetono. Anche il Palio, fedele al proprio rituale, accompagna questa rivoluzione naturale che accoglie con merito visioni artistiche un tempo inconcepibili che oggi sono opere artistiche meravigliose.

 

Viva il Palio, viva Adami!!!

 

La corsa

Alla Tratta non ci sono Panezio e Rimini, i due grandi "bomboloni" di quel periodo. Nel lotto non c'è nessun cavallo vincitore di Palio mentre gli esordienti sono ben 6: Taura (Lupa), Bramante II (Tartuca), Bandida de Rio Ross (Oca); Kamasutra (Civetta), Balente de Su Sassu (Nicchio) e Baiardo IV (Onda).

Favorite dalla sorte sembrano essere l'Istrice con Bellino che a luglio dello stesso anno ha sfiorato la vittoria nella Giraffa, il Drago a cui viene assegnato per la seconda volta consecutiva l'esperto Torquato Tasso e la Selva con Ascaro de Torralba, altro soggetto esperto.

Aceto, dopo una prova nell'Oca, va a montare Torquato Tasso nel Drago; Fontebranda opta quindi per Tremoto sull'esordiente Bandida de Rio Ross. Cianchino è nell'Istrice su Bellino mentre la Selva conferma Bastiano con l'esperto Ascaro de Torralba. La Civetta, dopo il giovane Beppe Pes e Legno, opta per Pedro che a luglio dello stesso anno aveva esordito nel Castellare. Il Nicchio, dopo alcune prove con Pispolo, sceglie Ercolino sull'esordiente Balente de Su Sassu. L'Onda conferma Marasma sull'esordiente Baiardo IV.

Di rincorsa c'è l'Aquila con Moretto e Black Magic e, dopo 4 partenze false si riesce a partire. Parte subito in testa il Nicchio, seguito da Selva, Oca e Istrice. Al primo San Martino è il Nicchio in testa, seguito da Selva, Onda e Civetta. Al primo Casato c'è la svolta del Palio con l'Onda che sceglie una traiettoria troppo interna, batte nel colonnino e cade coinvolgendo nella caduta anche la Selva e il Drago. 

Il Nicchio prende il largo, seguito dallo scosso dell'Onda, dall'Oca e dalla Tartuca. Arriviamo al terzo giro, il Nicchio allunga ancora e va quasi a doppiare la Civetta. Ormai il margine con gli inseguitori è molto grande e il Nicchio va così a vincere questo Palio con Ercolino (alla sua seconda vittoria) e l'esordiente Balente de Su Sassu. La vittoria per la Contrada dei Pispini mancava dal 16 agosto 1969. Il Capitano vittorioso è Lucia Cioni Nuti con i mangini  Marcello Giachetti, Silvio Griccioli e Franco Filippini. Il Priore è Guido Ginanneschi.

 

Nicola Nunziati, Francesco Zanibelli



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