¯ "L'Arte del Palio: il Drappellone del 16 agosto 2002" - La Voce delPalio
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Massimiliano Bruttini

L'Arte del Palio: il Drappellone del 16 agosto 2002


L'Arte del Palio: il Drappellone del 16 agosto 2002
20/07/2020

Puntata numero 15 della nostra rubrica.

Quindicesimo appuntamento con la nostra rubrica "L'Arte del Palio" a cura di Nicola Nunziati che ogni settimana analizza un Drappellone da lui scelto. Oggi è la volta del Drappellone del 16 agosto 2002 dipinto da Fernando Botero e che fu vinto dalla Contrada della Tartuca con Luigi Bruschelli detto Trecciolino e Berio. Come sempre, dopo l'analisi pittorica, trovate anche i dettagli della corsa.

 

L'analisi pittorica

Fernando Botero, nasce nel 1932 a Medellin in Colombia. Attratto e affascinato fin da bambino dall'arte barocca, predominante della terra natia, a 16 anni disegna le illustrazioni del giornale più' importante di Medellin: “El Colombiano”.

Nel 1952 espone al IX Salone degli artisti Colombiani presso la Biblioteca Nazionale di Bogotà aggiudicandosi il secondo posto. Investe il premio per viaggiare e studiare l'arte Europea, facendo tappa in Spagna, Parigi e infine in Italia, rimanendo folgorato dalla pittura Toscana e scuola Senese. Tornato in patria, le sue opere smuovono forti critiche che porteranno il pittore a trasferirsi in Messico, dove comincia la sua “trasfigurazione” dei volumi, iniziando quel processo creativo che saranno la firma riconoscibile di Botero.

Nel 1958 è insegnante presso l'Accademia di Belle Arti a Bogotà, affiancando esposizioni nei musei di New York e Washington. In questi anni -causa contestazioni rivolte alla sua arte- è costretto a lasciare il paese in gravi condizioni finanziarie. Si trasferisce a New York in un piccolo studio; nel 1966 espone in Germania, nel 1969 a Parigi, dedicandosi anche alla scultura. Botero decide quindi di trasferirsi a Pietrasanta per lavorare vicino alle cave di marmo. Nella vicina Chiesa della Misericordia in Versilia realizza due affreschi raffiguranti il Paradiso e l'Inferno.

Ormai l'arte di Botero, riconosciuta a livello globale, porta gallerie a contendersi il maestro colombiano. Le esposizioni delle sue opere fanno il giro del mondo. Nel 1992 si ricordano le sue enormi sculture negli Champs-Elysées e altri spazi pubblici di città europee nel 1994 mentre nel 2002 gli è affidato la realizzazione del cencio per la carriera del 16 Agosto.

Lo stile di Botero, come già' accennato, è immediatamente riconoscibile: volumi morbidi, tondeggianti, giganteschi, ma non solo. L'uso sapiente del colore ne determina tali volumetrie, l'assenza totale di ombreggiature affiancato da campiture piatte di colore ed uniformi sospendono i soggetti raffigurati in un limbo di spazio e tempo indeterminato- L'artista suggerisce una visione distaccata dei soggetti, risultando immersi in luoghi e mondi irreali. Gli sguardi sono persi nel vuoto, esprimendo anche quell'aspetto psicologico distogliendo l'attenzione dalle forme voluminose- Importante anche la scelta di varie tematiche scelte, quali sacre, la produzione è variopinta di elementi architettonici fatti di chiese, cupole,campanili. Appare spesso la figura della Madonna come simbolo di maternità, soggetto che riprende in più' fasi della sua lunga carriera e che è soggetto principale anche del Palio. In Botero troviamo dipinti attenti ai problemi sociali, come quello della violenza e guerra.

Il Drappellone del 2002 vede protagonista la Madonna nelle forme più' Boteriane possibili. Vesti che riecheggiano una cultura latino-americana, un rosso cardinale bordato di oro, steso perfettamente, interrotto solamente dalle pieghe della mastodontica gonna. Le curve sono quelle della scultura, la vergine risulta sospesa su di una nuvola, nonostante il peso dell'immagine, risulta leggera, delicata, soave. Ancor più' nella figura di madre, tenera nelle gesta di cullare un bambino: unico elemento “umano” dell'opera, un soggetto che metaforicamente racconta Siena nel modo più' genuino.

Il bambino come testimone di una cultura e fautore del tempo indefinito che accosta lo stesso Botero e la città intera. Il fanciullo tende una mano, proteso nel cogliere il frutto offerto dalla Madonna, un regalo prezioso, da custodire gelosamente, la mela, spesso legato al tema del peccato originale ma anche delle gioie ultraterrene, del dominio sul mondo, in questo senso le simbologie, metafore si sprecano, accostando tutto questo a ciò' che è ampiamente riconosciuto dai popoli nel gioire per una vittoria sul campo. Non basterebbero volumi per descrivere sensazioni paritetiche, poiché possono essere solamente vissute e sentite, cercando di cogliere per primi quel frutto consegnato dalla sorte.

La mela si ripete nell'aureola della Vergine: sei mele, come numero perfetto, una corona nata dai frutti della terra, la stessa che circonda la città, la stessa che viene stesa per far correre il Palio e troviamo nella parte sottostante, calpestata pesantemente dai tre cavalli in corsa: monumentali sculture viventi nella possente morfologia. Tutti e tre appaiati: un baio, un grigio e un verde decisamente surreale. Colori che ritroviamo nel cencio, rimarcando gli elementi che compongono il Palio. Sacro e profano suddivisi solo da un piccolo lembo che unisce perfettamente questi mondi così paralleli, allo stesso tempo intrecciati: una triade oserei dire splendida.

La Piazza del Campo è riconoscibile attraverso Palazzo Sansedoni con la sua torre dalla ambigua prospettiva. Più' in basso una striscia nera fa emergere le araldiche delle contrade, fatta di colori e forme. Il bestiario è assente, una volontà di sottolineare gli unici e pochi elementi raffigurativi: un espediente del pittore per restituire la festa ai suoi creatori, i senesi, conoscitori dei propri simboli, appartenenti ad un rione e come quel fanciullo, tenuto in grembo unici detentori. Non servono altre figure o scritte (ad eccezione di quella della carriera per questioni puramente “cartellonistiche”) per raccontare cosa sia in realtà il Palio: un miscuglio di colori, memorie antiche che si fanno sempre nuove ed emozioni che non svaniscono mai!.

 

La corsa

La pioggia caratterizza questo Palio nelle sue fasi iniziali. La presentazione del Drappellone si tiene al Teatro dei Rinnovati mentre la Tratta è rinviata al 14 agosto e le Prove di Addestramento Mattutine sono annullate. Sulla carta favorite dalla sorte sono il Leocorno e la Lupa con i due cavalli ad aver già vinto il Palio: Zodiach e Venus VIII. Si parla molto bene dei due esordienti Berio (Tartuca) e Brento (Selva). Gli altri esordienti sono Varco II (Oca) e Big Bir (Valdimontone).

Le monte si assestano subito, l'unico cambio è quello della Selva che sceglie l'esordiente Antonio Villella al posto di Cianchino che fa solo una prova sull'esordiente Brento. Il Pesse va nella Lupa su Venus VIII, uno dei cavalli più esperti. Il Leocorno sceglie Bighino mentre Trecciolino va a montare l'esordiente Berio nella Tartuca. Dé è nel Drago su Altoprato, cavallo da lui allenato e che per la seconda volta viene assegnato alla contrada di Camporegio. Salasso è nell'Onda su Alesandra mentre l'Oca sull'esordiente Varco II sceglie Brio. Oltre all'esordio di Sgaibarre nella Selva, segnaliamo anche il primo Palio di Giuseppe Zedde detto Gingillo che monta Attilax nel Bruco.

La mossa è molto lunga a causa del nervosismo del cavallo dell'Oca Varco II che sferra un calcio alla Selva. Intervengono i veterinari che decretano l'esclusione della Selva: si corre in 9. I tempi si allungano anche per la perdita di un ferro da parte di Berio, cavallo della Tartuca.

Di rincorsa c'è la Lupa con Il Pesse e Venus VIII. Parte subito in testa la Tartuca con Trecciolino e Berio, seguita dall'Onda con Salasso e Alesandra e dal Leocorno con Bighino e Zodiach. Al primo Casato è in testa la Tartuca, seguita da Onda e Lupa che riesce a superare il Leocorno. La Tartuca prende il largo, seguita da Onda e Leocorno. La Tartuca ha ormai alcuni colonnini di vantaggio mentre dalle retrovie c'è un bello spunto del Drago che guadagna la seconda posizione. 

Al terzo San Martino la Tartuca è sempre in testa, seguita dal Drago e dall'Oca che provano a rimontare ma non c'è nulla da fare: vince la Tartuca con Trecciolino (alla sua sesta vittoria in carriera) e Berio, vincitore all'esordio.

La vittoria per la Contrada di Castelvecchio mancava dal Palio del 16 agosto 1994. Il Capitano vittorioso è Carlo Arezzini, con i mangini Vinicio Capitani, Andrea Milani, Daniele Nuti e Gianni Pruneti. Il Priore è Giordano Bruno Barbarulli. 



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