¯ "Umberto Rispoli: "Due anni fa avrei dovuto fare le Prove di Notte"" - La Voce delPalio
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Pietro Tonnicodi Fotografo
Massimiliano Bruttini

Umberto Rispoli: "Due anni fa avrei dovuto fare le Prove di Notte"


Umberto Rispoli:
06/11/2020

"Devo molto ad Alduino Botti"

Dopo Andrea Atzeni, Frankie Dettori, Fabio Branca e Dario Vargiu, abbiamo avuto il piacere e l'onore di intervistare un altro grandissimo top jockey italiano: Umberto Rispoli, nato a San Severino Marche nel 1988 che da alcuni mesi monta con profitto negli Usa dopo aver vinto a Hong Kong e in Francia. Suo padre Gaetano montava a pelo e ha fatto anche alcune Tratte tra il 1982 e il 1986 senza mai correre il Palio. In carriera Umberto Rispoli ha superato quota 1600 vittorie. 

 

Umberto, intanto siamo curiosi di sapere se la passione per i cavalli ce l'hai sempre avuta o se ti è venuta in seguito

"Io ho sempre avuto la passione per il cavallo perché mio papà era molto conosciuto anche nell'ambiente paliesco. A lui piaceva più il Palio che le corse regolari: se c'era da montare in un Gruppo 1 o in un Palio mio padre preferiva sempre il Palio. E' stato lui che mi ha trasmesso questa passione. Io lo seguivo dappertutto quando esistevano ancora le vere corse in provincia. Facevamo queste lunghe giornate in cui spesso la gente litigava ma poi si andava tutti a cena insieme: questa era la vera provincia degli Anni Novanta. Ti posso dire che ci sono tante persone nel mondo del Palio che si ricordano di me nel passeggino e che che mi hanno visto crescere. Quando vengo in Toscana mi capita di trovare persone che mi dicono di avermi visto quando ero bambino". 

 

Tuo padre Gaetano per un periodo era stato seguito dalla Chiocciola...

"Come ti ho detto mio padre è sempre stato innamorato del Palio e avrebbe voluto correrlo. Purtroppo per il carattere che aveva, non ha mai avuto l'opportunità. Aveva un ottimo rapporto con Piero Iannone, il Capitano della Chiocciola di allora. La leggenda narra che nel 1982 avesse avuto l'opportunità di correre il Palio di agosto con Panezio (che poi vinse quel Palio con Bazzino n.d.r). Io so che quello era l'anno in cui papà avrebbe potuto esordire ma non so dirti nel dettaglio cosa successe precisamente: so solo che poi scelsero Bazzino al suo posto. Ti posso garantire che quando montava in provincia la gente aveva paura di mio padre perché era una "testa calda". Non aveva paura di gente come Aceto, Il Pesse e Cianchino. Suo zio era Vincenzo Foglia detto Frasca (corse 7 Palii tra il 1971 e il 1978 n.d.r) che ha vinto molti Palii a Buti. Anche a Buti Frasca non hai mai voluto avere contro mio padre perché era sicuro che lo avrebbe buttato di sotto, nonostante la parentela. Quando andavo a galoppare con lui la mattina e provavo a passarlo all'interno mi ricordo che mi buttava di sotto. Se avesse avuto un pò di maturità e un pò più di guida sarebbe stato un gran fantino da Palio ma non solo infatti ricordo che una volta rifiutò un contratto che gli fu offerto dal grande allenatore Tonino Aiello".

 

Tu hai mai montato a pelo? 

"Avendo da sempre seguito il Palio e le corse in provincia, posso dirti che so meglio la storia del Palio della storia delle corse regolari. A pelo ho montato poco, mi diverto a farlo quando vado a trovare Andrea Coghe che è mio amico di vecchia data. I miei genitori sono molto legati a Massimo Coghe e a sua moglie Monica". 

 

Parliamo di attualità con l'emergenza Covid: in America come è la situazione? Le corse sono a porte chiuse?

"Qui non abbiamo il confinamento e il fatto di dover stare chiusi in casa. Viviamo giorno per giorno, portiamo le mascherine e non c'è niente di chiuso poi la situazione varia da stato a stato. Qui in California i ristoranti non hanno limitazioni di chiusura infatti l'altra sera ero a cena con Alessandro Del Piero e siamo rimasti a ridere e a scherzare fino a mezzanotte. Alcune settimane fa ero in Tennessee e lì alle 22 ti buttavano fuori dai ristoranti. Qui in California c'è stato un meeting e lì erano ammessi solo i proprietari. A livello di pubblico le corse sono sempre tutte a porte chiuse anche se in un altro posto dove sono stato erano ammesse anche le famiglie dei fantini".

 

Com'è la tua giornata tipo in America? 

"La mattina monto 2-3 cavalli poi vado a casa e faccio un pò di palestra con il mio preparatore atletico. Quando sei in un Paese straniero poi ci sono anche tante cose burocratiche da sbrigare. Il pomeriggio solitamente lo passo con mia moglie e mio figlio. Sono un fanatico della Playstation, specialmente di Fifa e di Call of Duty. Purtroppo con la pandemia non si possono fare molte cose, ho cercato di creare un ambiente adatto per mio figlio in modo che possa divertirsi. Quando posso andiamo a cena fuori e mi piace scoprire l'America girando per posti come Malibu e Santa Monica".

 

Tra le tue tantissime vittorie, ce n'è una che ricordi con più piacere?

"Sai, si dice sempre che la corsa più bella che vinci è quella che vinci oggi o domani. Ho avuto un cavallo del cuore con cui ho vinto 14 corse: Polydors della Scuderia Siba. Non era un cavallo da corse di gruppo ma più da condizionate: con lui ci sono cresciuto e sicuramente ha un posto speciale nel mio cuore. Per farti capire il mio legame con questo cavallo ti basti pensare che il suo nome è quello che uso come nickname nella Playstation. C'è anche un cavallo con cui ho vinto una corsa molto importante ad Hong Kong che si chiama Rulership, un cavallo molto difficile. Un'altra soddisfazione fu nel 2012 quando vinsi il mio primo Gruppo 1 in Francia con un cavallo che si chiamava Molly Malone. Mi ricordo che c'erano tantissime persone tra cui molti italiani: fu una grande soddisfazione".

 

Tra i tuoi colleghi fantini ce n'è uno in particolare che temi e che ti dà sempre filo da torcere nelle corse?

"Sai, quando arrivi a montare in delle corse importanti gli avversari sono tutti ostici perché se arrivi a montare a certi livelli vuol dire che un pò di strada l'hai fatta. Sono tutti rispettabili anche se ovviamente senza fare nomi quando studi la corsa c'è qualcuno che sai che può essere più difficile da battere rispetto ad un altro. A mio parere sono comunque tutti da rispettare".

 

Quale è secondo te la caratteristica principale che un fantino deve avere per far rendere nella migliore maniera un cavallo nella singola corsa?

"Ce ne sono tante di caratteristiche che un fantino deve avere. Ad esempio Fabio Branca è un fantino che non studia molto le corse ma che va molto d'istinto come Mirco Demuro. Sono fantini che danno quella magia, quel tocco di classe che io ad esempio faccia fatica ad avere. Io sono molto studioso, mi piace studiare l'avversario perché io sono cresciuto con Alduino Botti e mi piace arrivare al tondino sapendo quali sono i cavalli da battere. Ricordo che quando avevo 14-15 anni già le persone mi chiedevano pareri sui cavalli. Io penso che devi montare come tu ti senti di montare: essere troppo studiosi a volte può complicarti la vita. Anche io sto cercando di montare in maniera più naturale, adesso sono 16 anni che faccio il fantino quindi l'esperienza aiuta. L'esperienza è fondamentale: non si compra e non la impari da nessuna parte".

 

Per un fantino ad altissimo livello come te, la preparazione atletica è un aspetto importante?

"Quando ho fatto il corso per allievi fantini a Pisa avevamo un preparatore atletico che si chiama Dino Seghetti. Lui era molto in gamba e sicuramente ci ha aiutato molto. Io penso che la preparazione fisica sia molto importante poi anche quando ero in Italia non avevo molto tempo per andare in palestra. Da quando sono qui in America mi sono messo a testa bassa. Ho un preparatore atletico che mi segue 3-4 volte a settimana e sto molto attento anche all'alimentazione. La domenica sera e il lunedì sono gli unici giorni in cui posso lasciarmi andare un pò perché comunque c'è sempre il peso da tenere sotto controllo. Quando faccio palestra cerco di non fare pesi per non mettere troppa massa muscolare che porta all'aumento di peso. Cerco di lavorare molto sul cardio: a me aiuta tantissimo".

 

Tornando al Palio, c'è un fantino che ti piace in particolare?

"Ci sono tanti ragazzi che stanno facendo bene. Io ovviamente tifo per Andrea perché come ti ho detto siamo come fratelli. Spero che possa avere una consacrazione maggiore rispetto a quel Palio che ha vinto scosso. Gli auguro di arrivare primo al bandierino a cavallo perché secondo me quella è la più grossa soddisfazione per un fantino da Palio. Anche Giovanni Atzeni, che conosco da molti anni, sta facendo bene e sta veramente diventando un'icona del Palio. Andrea Mari è molto scaltro e furbo poi c'è Carlo Sanna che sta venendo su molto bene. Al top di tutti però in questo momento vedo Giovanni".

 

Tra i cavalli invece, ce n'è uno che ti piacerebbe montare per fare un giro in Piazza, magari anche per le Prove di Notte?

"Se in futuro dovessi fare le Prove di Notte, sicuramente lo farò con un cavallo di Andrea. Ci stavamo preparando due anni fa ma poi con tutte le regole che ci sono, è saltato tutto. Avrei dovuto fare un giro con Tottugoddu che ha fatto un Palio pazzesco nell'Aquila con Stefano Piras. Da Andrea poi mi sono preso delle belle soddisfazioni montando Occolé, Magic Tiglio e Già del Menhir. Ti devo dire però che con Occolè mi sono divertito tanto: mi posso solo  immaginare in Piazza che bicicletta dovesse essere. Ora ti dico la verità: secondo me in Piazza ci sono troppe regole e io sarei sempre per prendere i cavalli migliori perché la gente vuole vedere Palii lottati. Secondo me in questo momento il cavallo più forte che c'è in Piazza è Remorex. Mi piace perché è un cavallo che si butta e perché gli piace stare davanti: a me ricorda molto il Benito di tanti anni fa. Quando Giovanni ci vinse nella Selva andai a salutarlo prima del Palio e gli dissi che secondo me avrebbe vinto lui. Bisogna dare atto anche a Massimo Columbu che con questo cavallo ha fatto un grandissimo lavoro". 

 

Torniamo a te: hai dei rimpianti per la tua carriera?

"Sicuramente ci sono stati degli sbagli che ho commesso. Io ho avuto l'opportunità di andare in Inghilterra a 18 anni e di rimanerci poi sono tornato in Italia e, se non l'avessi fatto, non avrei vinto due classifiche e tutte le corse buone che ho vinto in Italia. Sono sempre stato un ambizioso che vedeva sempre più lontano e non ho mai avuto paura di andare in altri paesi come l'Inghilterra, il Giappone e Hong Kong. Io in qualunque posto dove sono stato ho sempre dovuto ricominciare da 0. Non ho grossi rimpianti, forse l'unico è che sarei potuto venire in America un pò prima. Devo ringraziare la mia famiglia che mi ha sempre tenuto lontano dai guai e, a livello formativo, devo molto ad Alduino Botti: con lui sono diventato prima uomo e poi fantino". 

 

C'è una corsa che non mai vinto e che vorresti vincere nell'immediato futuro?

"Sì, sicuramente l'Arco di Trionfo. Penso che sia l'ambizione più grande di qualsiasi fantino che capisca il valore di questa corsa. Sicuramente è la corsa che tutti i fantini vorrebbero vincere". 

 

Tu hai vissuto in tanti paesi del Mondo: quanto ti ha arricchito dal punto di vista umano?

"E' bello perché hai la possibilità di conoscere mentalità, culture e persone diverse. Se ti comporti bene poi hai molte porte aperte dappertutto. Quel vuol dire tanto perché se rimani sempre nello stesso Paese non avrai una mentalità diversa e di conseguenza la possibilità di avere a che fare con persone con la mentalità diversa dalla tua. A livello umano e di vita tutti i giorni impari delle nuove cose come le lingue. Oggi se non parli l'inglese non puoi nemmeno uscire di casa. Quello che mi sento di consigliare alle persone è di imparare nuove culture e nuove lingue diverse dalla nostra perché oggi in qualunque posto si parla l'inglese".

 

Ci pensi mai a quando non farai più il fantino?

"Si anche perché sono al giro di boa visto che sono vicino ai vent'anni di carriera. So che è lontano ma so anche che quel giorno arriverà. Per come va il mondo e come va l'ippica, fare l'allenatore è molto difficile. Non mi ci vedo a fare l'allenatore anche perché ho un caratteraccio. Mi piacerebbe entrare nel mondo del calcio: direttore sportivo, procuratore oppure magari investire in una piccola società che voglia diventare grande".

 

Foto: profilo Facebook Umberto Rispoli 



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