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“Spesso i soggetti rappresentati sfuggono alla mera realtà”.
Lo scorso Febbraio, il maestro Di Jullo ha ricevuto l’incarico di dipingere il cencio che andrà in sorte alla contrada vittoriosa della prossima carriera di Luglio: un legame forte quello tra il pittore e la città. Nel 2019, all’interno dei Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico l’allestimento della mostra “cavalli in Palio” e nel 2022 la collettiva “Cavalli d’autore” nel Complesso Museale Santa Maria della Scala.
Un binomio indissolubile, tanto da essere definito “pittore dei cavalli”, contribuendo con un proprio stile a rendere nell’espressione equina il suo dinamismo naturale ed inarrestabile: un senso di libertà, metafora della vita, indagine costante di un percorso fatto di inseguimenti, individualismi personali, ricerca del proprio essere, l’anima del cavallo fusa in quella dell’uomo.
Spesso i soggetti rappresentati sfuggono alla mera realtà, l'elasticità pittorica del maestro genera figure fluttuanti, contribuendo a rendere allo spettatore sensazioni di movimento, dilatando lo spazio delle tele, oltre al sapiente uso di colori, una tavolozza policroma, vivace, elettrizzante, stupendo l’osservatore, tralasciando il realismo per immergersi in visioni oniriche.
Di Jullo, professore di arti pittoriche, nasce a Forlì del Sannio, in provincia di Isernia, nel 1945. Dopo gli studi superiori si forma all’Accademia di Belle Arti di Napoli E Roma, per poi intraprendere una carriera ricca di riconoscimenti in territorio nazionale ed internazionale; composizioni di scenografie per il Teatro, collaboratore al centro di produzione RAI come disegnatore ai servizi del telegiornale e continuando la sua attività pittorica, tra gli studi Romani e l’Aquila e New York; tra le sue opere più riconosciute, la Pala della Crusca, realizzata nel 2011 su incarico del professor Francesco Sabatini, in occasione della Presidenza di Sabatini dell’Accademia nota in tutto il mondo.
Un Palio fatto di colori, movimento e armonia, una sfumatura che va dalla terra di Siena in basso, fino a salire all'azzurro del cielo, un contrasto terreno e celeste; dove nel sacro predomina la figura della Madonna di Provenzano, contornata di una aureola dorata ed una dedica “a TE ADVOCATA NOSTRA”, al suo fianco una rosa blu e la dedica alla moglie e al figlio del pittore. La classica iconografia, omaggio a Siena, e uno personale, toccante, un racconto della vita dell'uomo che l'ha dipinto, giunto in questa meravigliosa città, meta per lui ambita a mai nascosta.
Sotto di essa due putti in volo, leggeri, contrapposti dal profano di una polvere, nuvola dettata dal galoppo fremente dei cavalli tanto cari al maestro Di Jullo.
Il peso del Cencio è tutto per loro, i protagonisti della festa, i Cavalli, segno distintivo del pittore, raffigurati come un vortice fluttuante, si fondono nella sottostante conchiglia di Piazza del Campo, con un canape appena abbassato, la mossa; appare tutto sospeso, esattamente come accade in quegli istanti, scissione di spazio e tempo, suggestioni palpabili intrise di emozioni.
Il Cencio risulta diviso in tre parti, esattamente come Terzi della città, a sorreggere il tutto, l'araldica delle contrade, nei loro colori e simboli, mantelli che avvolgono figure femminili, un cerchio magico che ritorna dal basso, verso l'alto, una costruzione armonica pensata e ponderata, dove gli sguardi dei soggetti dipinti, le loro movenze, ci invitano a guardare ad una verticalità', una preghiera silenziosa e allo stesso tempo rombante; cavalli scossi che rincorrono il loro destino, un unico fantino ancora al galoppo che si volta verso la Madonna e ne indica la figura con un gesto elegante, richiami alla storia dell'arte, il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci; un invito ad una riflessione personale, allegorica, sacra.
Quest'ultimo, recante sull'armatura la lettera F, altra dedica al figlio, prematuramente scomparso, ora immortalato per sempre nella storica battaglia di Montaperti che nel 1260 vide le truppe Ghibelline Senesi sconfiggere i Guelfi fiorentini.
Un Palio che racchiude una storia intera, ed un altra ancora tutta da raccontare e vivere
Nicola Nunziati