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A cura di Nicola Nunziati.
Lo scorso Dicembre era stato svelato il nome che avrebbe rappresentato la carriera di Luglio: Giovanni Gasparro.
Si tratta di un pittore molto giovane, già molto apprezzato nel panorama artistico nazionale ed internazionale.
Gasparro, classe 1983, barese, è caratterizzato da uno stile assolutamente “caravaggesco”. Una pittura simbolica, che trae ispirazione da quella Barocca, ancorata alla tradizione italiana, fondata sull’immaginario della spiritualita’. Come lo stesso artista precisa a sottolineare, trae ispirazione dalla fede, cercando di rendere soggetti e tematiche a un pubblico più vasto e contemporaneo.
La pittura, per quanto di impatto, suggestiva e realistica, ha una grande forza materica. Osservando le opere da vicino, possiamo vedere tutte le pennellate, rese con grande maestria per delineare volumi e forme dei soggetti, così come le masse di colore, volte a rendere punti di luce, protagonisti delle tele.
I protagonisti sono le Madonne, rese nella loro iconografia, ma con vesti attuali, senza venir meno la loro presenza divina. Tali rappresentazioni hanno spesso catturato l’attenzione del mondo ecclesiastico portando l’artista a presentare le sue opere all'interno di spazi diocesani con commissioni con soggetti Papali e Vescovi, oltre che con l’esposizione alla Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi.
Il Cencio si presenta nella sua eleganza, bilanciato da un tecnicismo eccellente ed ineccepibile dell'artista, visibile anche in altre opere; l'immagine è immediata e allo stesso tempo piena di simbolismo, dietro ad un primo sguardo, quasi monocromatico, si celano tanti indizi che meritano un'analisi piu' approfondita.
La Madonna diventa il soggetto principale del Palio, la sua forza, oltre che simbolica è predominante rispetto a tutte le altre figure, il volto, l'incarnato, si fonde con lo sfondo, spezzato da un soave azzurro del velo che richiama la spiritualità della Vergine, riconoscibile dalla umile corona sul capo e da una aureola fatta solo di "sfumato".
Tre angeli, tre putti, esattamente come i Terzi della citta', danzano attorno a lei. Divertiti, svolgono lo sguardo, anche loro verso il basso, rendendo l'opera di una sua verticalita', fatta, oltre che dal formato anche dalla composizione. Uno di questi, come in una giostra, richiamo alla corsa, tiene un ferro di cavallo in mano, evocazione alla fortuna che verra' donata alla contrada vittoriosa o memoria di tante Carriere: unico riferimento al vero protagonista del Palio di Siena, il cavallo, qui totalmente mancante.
Lo sguardo scende in basso, il velo della Madonna si trasforma nel Palio stesso: una mancanza di narrazione che vuole esprimere solo attraverso la simbologia. Il bianco, immacolato, mistico, potenza, purezza, contiene tutti i colori, quella della festa, delle contrade che vestono a festa la Citta'.
Il Palio è una ripetizione di se stesso, esprime al suo interno, la sua stessa essenza, la Madonna lo regge e lo dona a Siena. L'integrita' viene sbilanciata dal nero, dal suo opposto, esattamente come la Balzana. Una figura emerge dallo sfondo, un paggio, stringe con le mani la seta, la rende terrena, uno sguardo stupefatto ammira lo spettacolo che si sta realizzando. La corsa, il galoppo, il silenzio interrotto dal profano sta compiendo il suo percorso rendendo gioia al popolo che giungera' primo al bandierino.
In basso, come la tradizione vuole, gli stemmi delle contrade, ricamati, in oro,: quasi un omaggio alle donne che durante l'inverno svolgono un lavoro incessante ricamando bandiere, costumi e mantenendo una tradizione che solo una Città in tutto il mondo detiene.
L'ordine di queste ultime, è casuale, come lo sara' il prossimo 2 luglio, come lo è sempre stato e come lo sara' nei secoli avvenire: un rituale sempre identico, eppure sempre nuovo da raccontare che rinnova lo spirito di ogni contradaiolo.
Nicola Nunziati